QUELLI DEL 71'
A
rimorchio della suggestione contenuta nel titolo di un'opera recente,
"71", appunto, (vd.rec.), e' facile riportare la mente ad un segmento
della Storia del Cinema rivelatosi poi come uno di quelli che più in
profondità ha segnato l'immaginario comune. Più nello specifico,
l'autunno-inverno di quell'anno - e parliamo del Cinema Americano,
quello che tra le prepotenti istanze della cosiddetta New Hollywood, i sommovimenti in campo produttivo e tecnologico e il respiro lunghissimo di una classicità impersonata spesso
da uomini tanto irriducibili quanto inclassificabili, stava per
l'ennesima volta cambiando pelle - ha concentrato in una manciata di
giorni idee, punti di vista, slanci che avrebbero riverberato la propria
eco nei decenni a venire.
Per dire, forse il più malmostoso e incontentabile dei good old boys made
in USA, Sam Peckimpah, fa da par suo strame delle ipocrisie e dei laidi
conformismi dell'individuo-massa in "Straw dogs"/"Cane di paglia", in
cui lo sfogo brutale della violenza e' il riflesso naturale di
repressioni inconfessabili entro cui confluiscono rabbiose rivalse e mal
rimossi sadismi: sedimentazioni ineliminabili di un modo di vivere, in
specie quello detto moderno, che sotto la crosta asettica di una presunta razionalità traffica e spesso s'inebria dei propri istinti più ferini.
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Così William Friedkin, che orchestra la sua "French
connection" ("Il braccio violento della legge"), come un ibrido
irrequieto e già disilluso a cavallo tra piglio descrittivo
semi-documentaristico e sottolineatura di certi aspetti poco piacevoli
di una comunità e di un patto sociale già in avanzato stato di
decomposizione: sbirri dai modi spicci e dalle esistenze sigillate da
una rancorosa solitudine a tenuta stagna; il commercio dei narcotici
colto nella sua transizione da scrematura marginale della produzione a
moltiplicatore primario globale del capitale...
Quindi Don Siegel, che
segue "Harry la carogna" - ai più noto come Ispettore Callaghan - nel
frangente in cui si sbatte alla ricerca di un folle che tutti a parole
vogliono eliminare ma nei fatti considerano (tipico, questo, della maggioranza silenziosa)
come l'ennesima rogna da scaricare sulle spalle di uno - alle strette -
sacrificabile, comprimendo via via le notazioni psicologiche e le
scansioni della caccia fino ai limiti di una elaborata astrazione che
conduce il protagonista in un labirinto in cui il solo binomio
azione-reazione (entrambe violente) pare possibile, mentre il consesso
delle persone perbene attende la sua illusoria liberazione e
coloro - non molti - a cui ciò non e' mai bastato gettano nel fango gli
ultimi scampoli di fiducia, come Harry il suo distintivo.
TFK
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