Fantastic 4 - I fantastici Quattro
di Josh Trank
con Miles Teller, Kate Mara, Michael B Jordan, Jamie Bell
Usa, 2015
genere, fantastico
durata, 100'
di Josh Trank
con Miles Teller, Kate Mara, Michael B Jordan, Jamie Bell
Usa, 2015
genere, fantastico
durata, 100'
Nel periodo classico della Marvel Comics, quello in cui le
testate dedicate agli eroi in maschera e calzamaglia si contavano sulle dita di
una mano, i fantastici quattro figuravano tra le più popolari e lette,
attestandosi nell'immaginario degli appassionati, a fianco dei vari Thor,
Spiderman e Capitan America. Le caratteristiche degli albi dedicati alle loro
avventure erano, innanzitutto, quella di poter contare sulla presenza
contemporanea di non uno ma di ben quattro eroi, ognuno dei quali capace di strabiliare
il lettore con l'esibizione dei loro strabilianti poteri. E contemporaneamente,
sulla possibilità di muoversi
all'interno di un contesto di rassicurante legittimità, resa manifesta dal
fatto di operare senza il bisogno di inventarsi un alter ego, e anzi, di agire in totale sintonia con le
istituzioni del paese. Differenze queste ultime, che, inizialmente avevano
costituito una variante narrativa alla costante rappresentata dalla necessità
degli altri personaggi, di operare sotto mentite spoglie; e che poi, nel corso degli anni, con
l'avvento d’artisti come Frank Miller (The Dark Knight Returns) e Alan Moore
(Watchmen) che, dell'alienazione provocata dall'utilizzo di una doppia identità
fecero il tratto saliente del super eroe contemporaneo, è diventata, al
contrario, un elemento di debolezza, proprio perché l'integrità psicologica dei membri del quartetto li rendeva
incapaci di rappresentare, agli occhi degli appassionati, le problematiche
connesse con le disfunzionalità e le nevrosi dei nuovi Messia.
Come dimostrano
il parziale successo dei precedenti film realizzati dall'omonimo fumetto, e
ancora di più il tentativo di svolta imposto dalle caratteristiche di questa
nuova produzione, la terza in ordine di tempo, ma la prima del nuovo corso,
inaugurato appunto dal "Fantastic 4" di Josh Trank (Chronicle), che
per sua stessa natura (trattasi di reebot) nasce con la volontà di riscrivere la storia della saga.
Gli effetti del trattamento operato da Trank e soci è chiaro
fin dal principio, con la scelta di una fotografia plumbea e priva di luce, che
immerge ambiente e personaggi in un'oscurità che non è solo la conseguenza
delle circostanze in cui si svolge l’azione, ma il segnale di una complessità
caratteriale e di un travaglio interiore che, almeno a livello cinematografico,
rappresentano una rivoluzione rispetto all'adattamento pseudo camp e alla solarità delle storie portate sullo schermo da
Tim Story, regista delle scorse puntate. Così, messa da parte la voglia di
scherzare e dopo averci presentato una torcia umana a cui presta muscoli e volto l’attore afro americano Michael
B. Jordan (Prossima fermata Fruitale Station), "Fantastic 4" rimane
vittima delle sue stesse intenzioni, perchè la volontà di rimanere all'interno
di un quadro emotivo d’assoluta seriosità finisce per svuotare il film del
vitalismo necessario a far breccia nel cuore dello spettatore. Per non parlare
della sceneggiatura che, nell’intento di distinguersi dalle ultime produzioni
della Marvel, monopolizzate per l'appunto da lunghe sessioni di scontri e di
combattimenti, non solo impiega quasi un'ora per calare i personaggi nella loro
veste d’eccezionalità ma, alle prese con un villain che ha il carisma e la storia del Dottor Destino,
nemico storico con cui ad un certo punto i fantastici 4 si devono confrontare
nel tentativo di salvare l’umanità, non riesce neanche per un attimo a
restituire l’importanza dell’evento, costruendo una serie di sequenze
ambientate nel pianeta alieno di cui Destino è diventato monarca, in cui a
mancare, oltre alla fantasia, è soprattutto l’epica necessaria a giustificare
l’importanza della posta in palio. E forse questa la ragione per cui, anche il
cambio di passo seguito alla stasi prodotta dall’introduzione dedicata alle
origini del gruppo, appare più che altro l’espediente meno doloroso per
sottrarsi al peso di un film a dir poco deludente.
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