X-Men - Giorni di un futuro passato
di Bryan Singer
con Hugh Jackman, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence,
James MacAvoy, Nicholas Hoult
Usa, 2014
genere, drammatico, avventura, fantascienza
durata, 130'
Il ritorno di Bryan Singer alla Marvel, ed in particolare
alla serie dedicata agli X-Men, è cosa di poco conto. Tanto per fare paragoni,
sarebbe come se Mourinho dopo la parentesi spagnola fosse tornato all’Inter
oppure, restando al cinema, che
Sam Raimi si gettasse dietro le spalle dissapori e incomprensioni, e tornasse a
dirigere Spiderman. L’importanza di Singer poi ha che fare con i numeri e con
un primato importante in termini di credibilità, avendo lui diretto con
quest’ultimo episodio dei mutanti ( ma il progetto prevede anche un seguito)
ben quattro Hero Movies, tra cui ricordiamo la controversa riedizione di
“Superman Returns”.
Per riannodare i fili con i suoi prediletti il regista
sceglie di viaggiare nel tempo, immaginando una storia in cui il ritorno al
passato di Wolverine, spedito nella Los Angeles degli anni 70 per incontrare
Charles Xavier, è l’estremo tentativo per cambiare il corso di eventi che
vedono i mutanti perseguitati e uccisi da robot -le sentinelle – usati dal
governo per sbarazzarsi della loro presenza. Il compito di Logan sarà quello di
rimettere insieme il gruppo scioltosi all’indomani della cattura di Magneto,
convincendo il riluttante Xavier, caduto in depressione per il tradimento di
Raven, a ritrovare ideali e determinazione.
Detto che il film “X-Men- Giorni di un futuro passato” è la
trasposizione riveduta e corretta di una delle saghe più belle del mondo Marvel
(scritta dal grande Chris Claremont), è impossibile non sottolineare l’abilità
di regista e produttori di operare un restyling privo di soluzioni traumatiche
(come invece era accaduto a “Spiderman” nel passaggio di consegne tra Sam Raim
e Marc Webb) e lavorando più all’interno del tessuto narrativo che in quello
del marketing. Così come non si può non notare che il viaggio temporale di
Xavier e soci sembra replicare l’idea di “X-Men: l’inizio”, in cui le origini
dei mutanti sono rivisitate in chiave vintage, e che la nuova storia sia
ritagliata su quei personaggi della serie interpretati da alcuni degli attori
più in voga del momento. In questo modo il protagonismo commerciale di Jennifer
Lawrence, e quello per cinefili di Michael Fassbender, (Shame, 12 anni schiavo)
aggiunge al film un surplus di immaginario cinematografico che sicuramente farà
bene alle casse dei produttori.
Sul piano dei risultati però il film non è’ all’altezza
delle aspettative perché l’operazione nostalgia voluta da Singer rimane a metà
strada tra la rivisitazione di un mondo perduto e una riformulazione testuale
che non apporta nessuna novità sostanziale. In questo senso, anche l’ennesimo
tradimento di Magneto, prevedibile quanto meccanismo, ripropone una dialettica
tra bene e male che non trova alternative a ciò che abbiamo già visto. Così in
una trama oscura e apocalittica, in cui il pendolo esistenziale oscilla tra
catastrofe e palingenesi a emergere è l’umanità dei vari personaggi, tutti
quanti impegnati, chi più chi meno, a mostrare il lato più fragile delle loro
personalità. Certo, non siamo dalle parti del Superman ultrasensibile disegnato
da Singer, ma vedere Wolverine in versione pacifista e’ quasi una rivoluzione.
Il resto invece, e’ routine d’autore.
Questa sera in onda su Sky Max alle ore 21
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