mercoledì, ottobre 31, 2018

IL VERDETTO


Il verdetto 
di Richard Eyre
con Emma Thompson, Stanley Tucci, Fionn Whitehead
Gran Bretagna, 2017
genere, drammatico
durata, 105'


Fiona Maye (Emma Thompson) è una brillante giudice di successo, donna impegnata ben introdotta nell’alta società londinese e stakanovista assidua del lavoro: una di quelle persone che antepongono la professione a qualsiasi cosa, anche a tutti i piaceri che la vita ed una buona posizione sociale possono donare.

Lady Maye è sposata con Jack (Stanley Tucci, l’estroverso presentatore Ceaser nella trilogia di “Hunger Games” ed il fedele collaboratore Nigel in “Il diavolo veste Prada”), professore universitario stanco di passare una vita di coppia solitaria vissuta all’ombra degli impegni lavorativi della moglie.
Il regista Eyre (lo stesso di “IRIS – Un amore vero”) decide di presentarceli nella loro semplicità esattamente così: come una bomba innescata pronta ad esplodere da un momento all’altro.
Il loro è un rapporto tanto strano quanto sincero, fatto di reciproco rispetto ma anche di routine e di sacrifici: “Nei matrimoni lunghi si finisce per essere come fratelli” conferma Jack citando la moglie mentre annuncia a quest’ultima di aver bisogno di una amante mentre sorseggia scotch in soggiorno.

Il ticchettio dell’orologio si fa sempre più veloce ed è evidente che la detonazione arriverà da un momento all’altro. Affascinante allora come l’esplosione abbia il suono di un cellulare che squilla…quello del giudice, naturalmente.
Fiona ancora non lo sa, ma ad attenderla dall’altra parte della cornetta non c’è solo una persona, bensì il suo destino e quell’evento che le segnerà l’anima nel profondo. È l’apparente segnale di resa di Jack e l’inizio della vera storia di questo bellissimo ed intenso film.


Il racconto, tratto l’opera di Ian McEwan dal titolo “La ballata di Adam Henry”, parla del difficile caso del ragazzo britannico malato di leucemia che si rifiuta di sottoporsi alla trasfusione di sangue che può salvargli la vita. I genitori di Adam si rivolgono al giudice Maye per far rispettare la volontà del giovane contro quella dell’ospedale di procedere comunque con l’operazione, nonostante l’esplicito rifiuto del ragazzo – minorenne ancora per qualche mese – in ottemperanza alle sue credenze ed ai dogmi del culto dei “Testimoni di Geova”.

Soltanto alla fine appare chiaro allora come il film altro non sia che un percorso iniziato e finito con la prima e l’ultima scena: un sentiero imboccato dal giudice che attraverso il dubbio, la poesia ed il conflitto interiore la porterà a riscoprire il matrimonio e quel lato umano che aveva dimenticato di possedere.
Il crocevia definitivo in tal senso è senza dubbio l’emozionante monologo di Adam, interpretato magistralmente da Fionn Whitehead, fenomenale nel cullare lo spettatore in quel tsunami di angoscia e verità che il ragazzo riversa su lady Maye.
Un’opera tagliente e forte di cui si è parlato molto e di cui si parlerà ancora; un film carico di ottimi presupposti, confermati in toto dall’ottimo lavoro dello sceneggiatore (lo stesso autore dell’opera) fatto in fase di trasposizione dal libro alla pellicola.
Lorenzo Governatori

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