Whiplash
di Damiene Chazelle
con Milles Teller, JK Simmons
Usa, 2014
genere, drammatico
durata, 107'
Al centro della scena
ci sono Andrew e la sua ossessione di diventare un grande musicista
Jazz. Un corpo in piena espansione e il pensiero che cerca di farsi
realtà. Movimenti sincronizzati che Damien Chazelle traduce in una scena
iniziale pregna di significati, con la carrellata in avanti della
macchina da presa che si fa strada nel corridoio che la separa dallo
spazio solitario e poco illuminato in cui il ragazzo esercità
freneticamente i gesti di un talento ancora da verificare. Da quel
momento in poi il film prosegue lungo due direzioni sovrapposte. La
prima visibile a occhio nudo, e relativa al concatenarsi degli eventi
che dovranno certificare la leggittimità di quel sogno. Un percorso
complicato dagli ostacoli fisici e psicologici imposti dalla tirannica
disciplina e dal perfezionismo di un mentore astuto e crudele. La
seconda invece, interiore ed emotiva, mette in campo gli aspetti
caratteriali e le paure del protagonista, in una continua alternanza tra
voglia di farcela e quella di mollare. Oscillazioni di una partitura
umana a cui si legano le dinamiche relazionali del protagonista - con il
padre e con la possibile fidanzata- portate avanti all'insegna di
un'incomunicabilità affettiva e sentimentale che qui fa da preludio alla
catartica e definitiva presa di coscienza del personaggio.
Presentato in anteprima alla penultima edizione del Sundance Film Festival,
"Whiplash" è solo l'ultimo di una serie di lungometraggi ambientati in
un mondo, quello musicale, recentemente omaggiato da film come "Jimi -Is
All By my Side" e "Tutto può cambiare", solo per citare alcuni di
quelli giunti nelle nostre sale. Come già successo altrove, anche questa
volta si trattava di mettere insieme linguaggi differenti -musicale e
cinematografico- senza farne restare indietro uno dei due. E poi, almeno
negli intenti della nostra storia, di trasformare la passione e il
desiderio del protagonista in un afflato condivisibile da un pubblico
quanto più eterogeneo. Chazelle ci riesce confondendo gli elementi
paradigmatici di un racconto organizzato con una messa in scena al tempo
stesso cerebrale (basti pensare all'utilizzo degli sfondi , quasi
sempre immersi in un'ombra ancestrale ed evocativa della dimensione
psicologica della vicenda), quanto pragmatica, costruita cioè su fatti
sostanziali come lo sono le "fatiche" che il protagonista affronta nel
corso del film. Ma "Whiplash" ha anche il pregio di farci scoprire un
attore come JK Simmons, che fa di tutto per farsi odiare, e ci riesce
grazie ad una performance che ricorda, per fisicità e perfidia, quella
di L Gossett Jr. in "Ufficiale e gentlluomo". Se i membri dell'Academy
se ne accorgono, la statuetta come migliore attore non protagonista avrà
trovato un degno vincitore.
1 commento:
Non ho ancora avuto modo di vederlo, ma non vedo l'ora! Spero non mi deluda! :)
Passa anche da me se ti va!
http://saladuefilaemme.blogspot.it/
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