lunedì, giugno 26, 2017

PARLIAMO DELLE MIE DONNE

Parliamo delle mie donne
di Claude Lelouch
con Johnny Halliday, Sandrine Bonnaire, Irene Jacob
Francia, 2014
durata, 124' 


Quale sia l’impatto della critica specializzata sul lavoro di determinati registi ce ne offre un esempio il cinema di Claude Lelouch da tempo assente sugli schermi italiani e pronto a tornarvi con il film “Parliamo delle mie donne” recuperato solo oggi (benchè l’uscita nazionale sia datata 2014) da una filmografia nel frattempo arricchitasi di altri due titoli. Bersaglio preferito di una certa corrente di pensiero che da sempre lo accusa di realizzare feuilleton   convenzionali e leziosi, Lelouch è riuscito a rimasto fedele a se stesso, continuando a raccontare gli amori e le infedeltà dei suoi personaggi con la leggerezza che ne aveva caratterizzato gli inizi della carriera. Non fa eccezione  il suo ultimo lavoro in cui il regista, approfittando della malattia (vera o presunta, poco importa) del protagonista, l’ex fotografo di guerra Jacques Kaminski, organizza un rendez vous di amici e parenti che mette al centro della scena - e della splendida baita dove è ambientata la vicenda - un ensemble di donne - le quali, essendo il frutto di altrettante avventure sentimentali che  l’uomo ha rubato al lavoro che lo hanno reso ricco e famoso, diventano la testimonianza di quella voglia di vita e delle molte  contraddizioni  di cui loro malgrado sono oggetto i personaggi di Lelouch.

Detto che, alla stregua di molti caratteri di Lelouch, anche il Kaminsky dal veterano Johnny Halliday è caratterizzato da una nudità emotiva  e da una mancanza di infingimenti che lo pone in qualche modo al di sopra delle sue azioni, permettendogli di suscitare l’empatia dello spettatore anche a fronte di comportamenti non proprio corretti, “Parliamo delle mie donne” per l’astrattezza dell’ambientazione e il carosello di personaggi che si alternano uno dopo l’altro al capezzale del probabile morituro si profila come una sorta di “8 e mezzo” Lelouchiano al quale, a parte la forma (in questo caso molto più classica) viene a mancare il supporto dei dialoghi (scritti da Valerie Perrin), i quali, procedendo per slogan e frasi fatte finiscono almeno in parte ad annullare la levità con cui Lelouch come al suo solito riesce a raccontare la complessità dei massimi sistemi.



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