Facciamola finita (This Is the End)
di Seth Rogen, Evan Goldberg
con Seth Rogen, James Franco, Jonah Hill, Michael Cena
Usa 2013
genere, commedia
durata 107'
di Seth Rogen, Evan Goldberg
con Seth Rogen, James Franco, Jonah Hill, Michael Cena
Usa 2013
genere, commedia
durata 107'
A ognuno il suo. Negli anni '50 ci fu quello di Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy Davis jr. soprannominato "Rat Pack", a indicare menage attoriali destinati a trasferire la bigger than life
oltre i confini del set cinematografico. La tendenza fu rispolverata a
partire dagli anni '80 con il gruppo di virgulti belli e un po'
maledetti capitanati da Emilio Estevez e Rob Lowe, leader incontrastati
del cosiddetto "Brat Pack", soprannome modificato quel tanto
che serviva a sostanziare uno stile di vita eccessivo e votato allo
sperpero. Il fenomeno proseguì negli anni successivi con cenacoli dal
volto meno drammatico e più scanzonato: da quello riunitosi attorno a
Ben Stiller in pieno anni '90, all'ultimo arrivato in termini di tempo e
nato dal filone di quella commedia americana demenziale e un po'
cinica, celebrata da Judd Apatow, e frequentata costantemente da tipi
come Seth Rogen, Jonah Hill, Michael Cera e in parte James Franco,
amici prima ancora che attori di riferimento per una buona fetta di
giovanissimi, americani e non.
E sono proprio quest'ultimi nella parte di loro stessi a legittimare il sodalizio grazie all'idea di Seth Rogen, deciso a mettersi in gioco nelle vesti di regista immaginandosi assieme agli amici di sempre, alle prese con la fine del mondo, e soprattutto con le conseguenze di una convivenza troppo ravvicinata. Accade infatti che durante il party di festeggiamento per l'inaugurazione della casa di James Franco si scateni il pandemonio, con fasci di luce che piovono dal cielo, terremoti che squarciano la terra e una pletora di demoni pronti a far razzia di carne umana. Spargimenti di sangue e di paura a cui gli amici si sottraggono solo in parte e per miracolo, asserragliandosi dentro l'abitazione di Franco, trasformata per l'occasione in un vero e proprio bunker. Aspettando gli eventi avranno modo di scoprire gli egoismi e le ipocrisie di un'amicizia messa a dura prova dalla precarietà della loro condizione.
Scritto e anche diretto da Rogen in collaborazione con Evan Goldberg, "Facciamola finita" è un film "sotto mentite spoglie" che nasce all'insegna della commedia per soli uomini, scandita com'è dal solito rap onanistico di parole irripetibili e battute fulminanti, nella quale si innestano forme di cinema che si allargano all' horror e al disaster movie, seppure costantemente annaffiati dal cinismo corrosivo ed esilarante dei suoi intepreti. Rogen solletica il pubblico con la promessa di un voyerismo garantito dalla messa in scena di personaggi reali, chiamati a interagire con un'esistenza da "grande fratello" televisivo - e i continui riferimenti al privato delle star, scandagliato con modalità e bassezze da tabloid scandalistico, forniscono sicuro appeal - e presi in giro per le caratteristiche di una fama, la sua e dei suoi colleghi, costellata di banalità e qualche miseria - si pensi solo alla sessioni di playstation e droga considerate da Rogen e company come il massimo della vita - a emergere è invece una riflessione personale sul cinema e sul mestiere dell'attore. Ecco allora il susseguirsi di morti cinematografiche come quella toccata a Michael Cera, attore "cane" di cui nessuno si dispiace, doppiate da ragionamenti a voce alta in cui l'essenza della finzione non riesce a pareggiare le contingenze della vita, per non parlare della virilità maschile, uno dei miti del cinema americano e qui ridotta al grado zero dagli ammiccamenti di un Rogen spaventato e scosso che trova conforto e si addormenta tra le braccia di due compagni d'avventura. E poi ancora l'episodio della possessione di Jonah Hill e il successivo esorcismo che si fa gioco del genere, smontandolo con freddure come quella riferita al celebre film di William Friedkin (L'esorcista, 1973), preso in prestito quando, per confutarne la presunta filologia, uno dei protagonisti imita senza successo le litanie di Padre Merrin.
Rogen è efficace nel far coesistere la ricchezza dello script con i limiti del budget (il film si svolge quasi tutto in interni) e allo stesso tempo a cucire addosso al suo collettivo i significati di un non sense generazionale che si oppone alle difficoltà con totale disimpegno. Allo stesso tempo però si fa strada la sensazione di uno spettacolo che diversamente da quello messo a punto da Appatow, contaminato sempre di più da larghe porzioni di reale, finisce per girare un po' troppo su se stesso, rasentando l'esercizio di stile. A fronte della ricercata universalità dei temi e all'eclettismo filmico "Facciamola finita" rimane così imbrigliato in una peculiarità che farà felice soprattutto i cultori. In ogni caso quello di Seth Rogen è un esordio non disprezzabile e che assicura la promozione, seppur non a pieni voti.
E sono proprio quest'ultimi nella parte di loro stessi a legittimare il sodalizio grazie all'idea di Seth Rogen, deciso a mettersi in gioco nelle vesti di regista immaginandosi assieme agli amici di sempre, alle prese con la fine del mondo, e soprattutto con le conseguenze di una convivenza troppo ravvicinata. Accade infatti che durante il party di festeggiamento per l'inaugurazione della casa di James Franco si scateni il pandemonio, con fasci di luce che piovono dal cielo, terremoti che squarciano la terra e una pletora di demoni pronti a far razzia di carne umana. Spargimenti di sangue e di paura a cui gli amici si sottraggono solo in parte e per miracolo, asserragliandosi dentro l'abitazione di Franco, trasformata per l'occasione in un vero e proprio bunker. Aspettando gli eventi avranno modo di scoprire gli egoismi e le ipocrisie di un'amicizia messa a dura prova dalla precarietà della loro condizione.
Scritto e anche diretto da Rogen in collaborazione con Evan Goldberg, "Facciamola finita" è un film "sotto mentite spoglie" che nasce all'insegna della commedia per soli uomini, scandita com'è dal solito rap onanistico di parole irripetibili e battute fulminanti, nella quale si innestano forme di cinema che si allargano all' horror e al disaster movie, seppure costantemente annaffiati dal cinismo corrosivo ed esilarante dei suoi intepreti. Rogen solletica il pubblico con la promessa di un voyerismo garantito dalla messa in scena di personaggi reali, chiamati a interagire con un'esistenza da "grande fratello" televisivo - e i continui riferimenti al privato delle star, scandagliato con modalità e bassezze da tabloid scandalistico, forniscono sicuro appeal - e presi in giro per le caratteristiche di una fama, la sua e dei suoi colleghi, costellata di banalità e qualche miseria - si pensi solo alla sessioni di playstation e droga considerate da Rogen e company come il massimo della vita - a emergere è invece una riflessione personale sul cinema e sul mestiere dell'attore. Ecco allora il susseguirsi di morti cinematografiche come quella toccata a Michael Cera, attore "cane" di cui nessuno si dispiace, doppiate da ragionamenti a voce alta in cui l'essenza della finzione non riesce a pareggiare le contingenze della vita, per non parlare della virilità maschile, uno dei miti del cinema americano e qui ridotta al grado zero dagli ammiccamenti di un Rogen spaventato e scosso che trova conforto e si addormenta tra le braccia di due compagni d'avventura. E poi ancora l'episodio della possessione di Jonah Hill e il successivo esorcismo che si fa gioco del genere, smontandolo con freddure come quella riferita al celebre film di William Friedkin (L'esorcista, 1973), preso in prestito quando, per confutarne la presunta filologia, uno dei protagonisti imita senza successo le litanie di Padre Merrin.
Rogen è efficace nel far coesistere la ricchezza dello script con i limiti del budget (il film si svolge quasi tutto in interni) e allo stesso tempo a cucire addosso al suo collettivo i significati di un non sense generazionale che si oppone alle difficoltà con totale disimpegno. Allo stesso tempo però si fa strada la sensazione di uno spettacolo che diversamente da quello messo a punto da Appatow, contaminato sempre di più da larghe porzioni di reale, finisce per girare un po' troppo su se stesso, rasentando l'esercizio di stile. A fronte della ricercata universalità dei temi e all'eclettismo filmico "Facciamola finita" rimane così imbrigliato in una peculiarità che farà felice soprattutto i cultori. In ogni caso quello di Seth Rogen è un esordio non disprezzabile e che assicura la promozione, seppur non a pieni voti.
(pubblicata su ondacinema.it)
1 commento:
Film stupidissimo ma adorabile, a tratti anche cattivo, a dimostrazione di come Rogen potrebbe regalare molte gioie se solo si mettesse a fare sul serio...
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