venerdì, luglio 21, 2017

PRIMA DI DOMANI

Prima di domani
di Ry Russo-Young
con Zoey Dutch, Halston Sage, Jennifer Beals
USA, 2017
genere, drammatico
durata, 99' 


C’è stato un tempo in cui Hollywood faceva di tutto per preservare le sue  produzioni dai dettagli più cruenti del reale, i quali, laddove presenti,  si limitavano a funzionare come pretesto per “conversioni” benefiche e consolatorie. Oggi, invece, pur non potendo ascrivere il fenomeno a una  vera e propria inversione di tendenza, accade sempre più spesso il cinema mainstream  (seppure nel nostro caso prodotto con soldi indipendenti) si apra a forme di realismo che pur lasciando qualche spazio alla speranza, vengono segnate dalle conseguenze di un destino drammatico e ineluttabile. “Prima di Domani” della regista americana Ry Russo-Young risponde in tutto e per tutto al quadro appena espresso, raccontando l’esperienza di una ragazza costretta a rivivere continuamente l’ultimo giorno della sua vita, quello in cui, rientrando a casa da un party studentesco viene investita mortalmente da un camion che sopraggiunge in senso opposto. Se in altri casi - a cominciare dal seminale “Ricomincio da capo” di Ivan Reitman - il paradosso temporale, di per sé  inquietante, diventava per lo spettatore motivo di svago e di divertimento, in questo caso a rimanere inalterata è certamente la morale che sottende all’intera questione, come sempre racchiusa nella possibilità di modificare il senso della propria esistenza attraverso la possibilità di riparare agli errori commessi. In questo senso “Prima di domani” si ammanta di una serie di principi classici della filosofia new age (per esempio quello di vivere ogni attimo come fosse l’ultimo) che nei film di questo tipo costituisce oramai una “nuova religione”, capace di sostituire quelle istituzionali con una versione ammorbidita di precetti ampiamente conosciuti come il comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso” che di fatto ispira  l’azione “salvifica” di Samantha.



Così facendo “Prima di domani”, pur mantenendosi nell’alveo del suo genere di riferimento - il teen movie di ambientazione scolastica -  e facendo leva sul corpo “divistico” della bella e brava Zoey Dutch (Tutti vogliono qualcosa), si differenzia per l’importanza della matrice spirituale, la quale, alla pari di quanto succedeva in “Colpa della stelle”, sottende a un percorso di emancipazione dalle cose mondane nel quale rientra a pieno diritto l’anomalia del lieto fine, che è tale solo se lo considera alla luce di una prospettiva anti materialistica e ultra terrena. In un quadro del genere non può essere sottovalutata la scelta di inserire la trama in un contesto extraurbano dominato da un clima plumbeo e invernale e dal sublime del paesaggio naturale, decisivi nel creare “un mondo che non c’è”, in cui tutto o quasi diventa possibile.
(pubblicata su taxidrivers.it)

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