La
fortuna degli attori è quella di rimanere vivi per sempre, almeno fin
quando le pellicole prima, il digitale poi, continueranno a rinnovare
attraverso il cinema i personaggi da loro interpretati. Una
magia che attenua solo in parte lo sgomento per la notizia della
scomparsa di Philip Seymour Hoffman, attore e regista newyorkese che ci
ha lasciato ieri sera con la notizia del suo corpo senza vita ritrovato
nel bagno del suo appartamento. Le prime notizie parlano di una
probabile overdose di eroina, particolare che ripropone in maniera
drammatica il contraltare di un mestiere bello ma rischioso. Perchè i
fantasmi dell'esistenza di cui la performance attoriale spesso si nutre
erano per Hoffman il pane quotidiano se è vero che le immagini che ci
ha lasciato sono intrise di personaggi lacerati da conflitti interiori,
e segnati dalle contraddizioni che solitamente accompagnano le manifestazioni delle personalità più complesse.
Il
primo ricordo che torna in mente è la cronaca della conferenza stampa seguita alla presentazione veneziana di
"The Master", con Hoffmann impegnato a tener alta insieme ad un altro
attore a "rischio" -Joaquin Phoenix- la bandiera di un'innafferabilità
che sembrava voler concedere solo allo schermo la possibilità di intuire
quella parte di se che nella vita pubblica rimaneva sempre vaga e
nascosta.
E proprio l'interpretazione "monstre" di "The Master" realizzato da PT Anderson, il regista che meglio di tutti ha saputo incanalarne la versatilità potrebbe essere la stella polare per navigare in una carriera cinematografica meditata e selettiva: da "Truman Capote: a sangue freddo" per cui vinse un meritato Oscar a "Jack Goes Boating" esordio alla regia ancora una volta all'insegna di un personaggio disfunzionale ed impacciato. Una trasparenza, quella di Hoffman, manifesta anche nelle scelte attoriali, spesso propense a ruoli il cui scarso minutaggio sembrava voler compensare in qualche modo la strabordante potenza del talento, e l'evidenza di un corpo massiccio ed un po' trascurato. Adesso, per quello che ne sappiamo sarebbe stato in difficoltà rispetto al clamore scatenatosi il suo ultimo atto di vita. Per questo ci fermiamo qui, spegnendo i riflettori sul privato della sua esistenza. Da ora in poi lo celebreremo attraverso il cinema che ci ha regalato. Buon viaggio Seymour.
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