mercoledì, febbraio 12, 2014

VIJAI-IL MIO AMICO INDIANO

Vijai-Il mio amico indiano
di Sam Garbarski
con Moritz Bleibtreu, Patricia Arquette, Danny Pudi, James Michael Imperioli
Belgio, 2013
genere, commedia
durata, 96'

Qualche anno fa Sam Garbarski era stato oggetto di improvvisa attenzione grazie a "Irina Palm", film da lui diretto e presentato al festival di Berlino nel 2007. La storia di una Marianne Faithfull matura e costretta a lavorare in un locale a luci rosse della capitale inglese per far fronte alla mancanza di soldi aveva commosso ed insieme imbarazzato pubblico e critica. A sei anni di distanza il quotidiano periferico dei sobborghi londinesi cede il testimone al cosmopolitismo di una New York benestante e borghese per raccontare con i toni da commedia le vicissitudini di un talentuoso attore (Moritz Bleibtreu), incompreso nel lavoro ed ignorato dai propri familiari che un bel giorno si ritrova ad assistere al proprio necrologio, celebrato da giornali e televisione che lo credono vittima di un pauroso incidente stradale. Ovviamente si tratta di uno scambio di persona ma Will ne approfitta per cambiare identità, cogliendo l'occasione del proprio funerale per presentarsi a moglie ed amici con il nome di Vijay, amico indiano del defunto. Il pretesto di ascoltare i commenti sulla propria persona diventa l'opportunità per disfarsi dei vecchi schemi nel tentativo di alzare il livello di autostima e riconquistare la propria famiglia.


Strizzando l'occhio al Peter Sellers di "Hollywood Party" ricordato nella mise ed anche nei modi dal travestimento del protagonista, "Vijay and I" parte inizialmente come una commedia degli equivoci incentrata sul tema del doppio, con Will/Vijay saltimbanco esistenziale chiamato a tenere insieme i diversi aspetti della nuova personalità. Successivamente si trasforma in una sorta di apologo sui problemi della vita coniugale e sul recupero della passione e della sensualità che per Will e la moglie Julia (Patricia Arquette) avverrà attraverso l'inedito "triangolo", con Will e Vijay a contendersi il talamo della presunta vedova. Se i due momenti del film si completano a vicenda, con la prima parte sicuramente più efficace per la malinconica simpatia che Bleibtreu riesce a trasmettere al suo personaggio, il problema di "Vijay and I" risiede nella poca originalità e nella mancanza di brillantezza con cui il regista e gli sceneggiatori mettono in scena questo ritorno alla vita, affidato a situazioni già viste, tanto nelle dinamiche tra il protagonista e il resto dei personaggi (il rapporto tormentato con la figlia adolescente, la saggezza dell'amico strambo ma dal cervello fino, la crudeltà del mondo dello spettacolo rappresentato da un manager distratto interpretato dal Michael Imperioli de "I Soprano") quanto nella costruizione - superficiale - delle ragioni che dovrebbero leggittimare il riscatto di Will, legati quasi esclusivamente all'esotismo del suo mascheramento che ad una sostanziale presenza di nuovi contenuti. In questo modo il lavoro di Garbarski procede senza alcuna sorpresa, inanellando una serie di sequenze aneddotiche e autoconclusive. Valga come esempio quella dell'incontro tra Vijay e i genitori (ebrei) di Julia, risolta all'insegna del luogo comune, con l'ossessione per le speculazioni finanziarie e l'ostracismo nei confronti del marito della figlia prelevate direttamente dai tormentoni diWoody Allen. Per Sam Garbarski dopo la gloria di "Irina Palm" il rischio è quello di un ritorno all'anonimato.
(pubblicato su ondacinema/speciale festival di locarno 2103)

Nessun commento: