Robocop
di Jose Padilha
con Joel Kinnaman, Abbie Cornish, Michael Keaton, Gary Oldman
Usa, 2014
Genere, science fiction, thriller,
durata, 118'
Contraddistinto
da una discreta dose d'ironia che il film si porta con se attraverso
le arringhe del mogul televisivo, Pat Novak, interpretato in modo
sornione da Samuel L. Jackson, "Robocop" e' un prodotto
d'intrattenimento che spazia tra i generi (non solo science fiction ma
anche thriller e poliziesco) riuscendo a piegare effetti speciale e CG
ad un percezione di verosimiglianza che si realizza grazie allo stile
d'assalto (ampio uso di macchina a mano ed inquadrature strette) che e'
da sempre una specialita' della casa dell'autore brasiliano. E senza
fare a meno di sfruttare a pieno le potenzialità dello strumento
cinematografico, come accade nei fotogrammi d'apertura, quando un jump cut
invisibile equipara il punto di vista di un drone assassino a quello
della televisione che riprende la strage, quasi a fare il punto, senza
dare l'impressione di farlo, sulla devastante onniscenza del mezzo
catodico. E poi di filmare almeno una sequenza
capolavoro, quello dell'irruzione del giustiziere nel covo del nemico,
in cui la discesa all' inferno ci viene fatta sentire mediante i lampi
di luce che ad intermittenza squarciano il muro nero pece che
caratterizza quell'ambiente. Certo alcuni snodi sono forzati, ed il
protagonista
non ha il carisma che ci si aspetterebbe per un operazione di questo
tipo, ma forse anche qui ha prevalso la scelta di evitare che una
eccessiva caratterizzazione nuocesse
alla naturale ambivalenza del personaggio. E che cioè il divismo e la
riconoscibilità dell'interpretazione finisse per coprire l'evidenza
"dell'altra parte". Per appassionati un pò nostalgici.
di Jose Padilha
con Joel Kinnaman, Abbie Cornish, Michael Keaton, Gary Oldman
Usa, 2014
Genere, science fiction, thriller,
durata, 118'
Non
è un caso se la prima versione di "Robocop" realizzata da Paul Verhoven
sia coeva ad altri due film, "Tetsuo: The Iron Man" di Shinya Tsukamoto, e
" Total Recall" dello stesso regista olandese, tutti realizzati sul
finire degli anni '80. In queste opere infatti la riflessione su un
decennio di esaltazione e d' eccessi trova
in giusto contraltare in una visione del mondo, generalmente distopico,
in cui il progresso ha lasciato il posto ad un mondo disciplinato dal
predomino della tecnica. Uno scenario disumano che il cinema trasfigura
attraverso processi d'osmosi in cui l'elemento tecnologico si innesta
nel ciclo vitale dell'esistenza per dare vita a "mostruose
ibridazioni".
A
trent'anni di distanza la nuova versione del cyborg poliziotto firmata
Jose Padilha, seppur in presenza di peculiarità che aggiornano la storia
ai nostri tempi (il futuro è diventato una realtà molto contigua anche
se i problemi rimangono più o meno gli stessi) non può esimersi dal
confrontarsi con i modelli di riferimento. Per farlo Padillha utilizza
gli stessi ingredienti. Azione dunque, concitata e potente, del tipo
messo in mostra nell'imperdibile "Tropa de Elite", costantemente tallonata
da un discorso che cerca di ragionare sui limiti etici della scienza e
sul condizionamento sociale e finanziario operato da media e
corporation.
In
questo senso il character di "Robocop", metà uomo e metà
macchina,
consente al film di sintetizzare i temi della storia quando il suo
creatore, il Dr Dennet Norton (Gary Oldman), consegna la propria
creatura nella mani di Raymond Sellars (Michael Keaton, redivivo),
mecenate potente e pericoloso, e disposto a tutto pur di vendere al
governo americano il brevetto di una scoperta che potrebbe mettere fine
alla violenza che scuote il paese.
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