martedì, febbraio 11, 2014

MOBIUS

Mobius
di Eric Rochant
con Jean Dujardin, Cecile De France, Tim Roth
Francia, 2013
genere, thriller, romantico
durata,

Il problema in questo caso era capire da che parte iniziare. Se, per esempio, incominciare dallo sorpresa di ritrovare un regista "amico", di cui si erano perse inopinatamente le tracce. Oppure di puntare le fiche sul glamour di un attore di grande attualità, adorato dal pubblico femminile ed al massimo della popolarità per aver lavorato in due grandi produzioni americane: "The Wolf of Wall Street" del maestro Scorsese, e poi in "The Monuments Men" del divo George Clooney. 

Responsabile del futile dubbio un film francese del 2012, "Mobius", peraltro mai passato nelle sale italiane. E poi, in ordine casuale, il regista Erich Rochant, autore del cult " Un mondo senza pietà" (1989) che alla fine degli anni 80 faceva il punto sulla fine di un'epoca attraverso le avventure esistenziali ed amorose di un giovane perditempo, ed a seguire, Jean "The Artist" Dujardin, ex commediante avviato ad una versatilità interpretativa che fa sembrare tutto facile. Come quella di calarsi in una  spy story con appendice amorosa nei panni di un agente segreto. Un ruolo che aveva si interpretato, ma all'interno della cornice farsesca e comica del film "OSS 117". In questo caso invece la serietà è d'uopo perchè c'è di mezzo un amore impossibile, quello per l'americana Alice (Cecile De France)consulente finanziaria ingaggiata dal servizio segreto russo che fa capo a Gregory Lioubov (Dujardin), agente del FSB, ma soprattutto l'incolumità della donna, subordinata all'abilità di non farsi scoprire dall'uomo che dovrà incastrare, il potente oligarga Ivan Rostovsky.

Se la trama segue classicamente il disegno di equilibrare attrazione amorosa e senso del dovere, con i due protagonisti sopraffatti da un tango sentimentale che rischia di far saltare il banco dell'intera operazione, ed allo stesso tempo impegnati singolarmente ad esibire un talento non comune, "Mobius" trova il suo punto di forza nell'alchimia tra i due attori, credibili nell'amalgama di sensualità e fascino, fragilità e carisma che gli consente di non cadere nella trappola di una prevedibilità che la sceneggiatura di Rochant concentra soprattutto nella sezione dedicata al thriller, con sequenze come quella della telefonata di Gregory ad Alice, immaginata alla presenza degli ignari compagni di lavoro che però, incredibilmente non si accorgono della tresca. 


Tra alberghi di lusso, ristoranti di prima classe ed una Montecarlo da cartolina "Mobius" rasenta un calligrafismo che però deve arrendendersi ad una materia amorosa che diventa tanto più potente quanto più il film si allontana da depistaggi e falsi scopi. Ed è proprio nel gioco di sguardi che anticipa il preludio amoroso, e poi nei gesti di protezione e di affetto di Gregory nei confronti di Alice che si compie il miracolo di considerare vero quel legame. E di trepidare perchè il film faccia di tutto per salvarlo. Viene in mente la scena finale de "La casa Russia", con Barley Blair e Katya Orlova stretti in un inseparabile unisono. Di quel film "Mobius" ha la stessa desiderabile incompletezza. Jean Dujardin e Cecile De France sono di una bravura strepitosa.





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