martedì, aprile 08, 2014

DIVERGENT

Divergent
di Neil Burger
con Shailene Woodley, Theo James, Kate Winslet
Usa 2014
genere, avventuroso, azione, fantascienza, romantico
durata, 143


Un immagine più di altre ricorre nel nuovo film di Neil Burger, ed è quella in cui i protagonisti, soli oppure in coppia, guardano la città dall'alto di un edificio che sovrasta il panorama circostante. Senza addentrarsi in tediose dissertazioni basterà ricordare che tale situazione appartiene da sempre all'universo dei supereroi, immancabilmente ritratti, tanto nella versione cartacea quanto in quella filmica, in una posa che, al di là della situazione contingente, rimanda inevitabilmente ad altro. La possibilità di filtrare la realtà attraverso uno sguardo privilegiato dalla particolarità dell'ubicazione diventa per forza di cose  la proiezione di una diversità che è matrice di esistenze laterali e raminghe, costrette a sacrificarsi per la salvaguardia del bene collettivo. Nel caso di "Divergent" si tratta di impedire che una delle fazioni in cui è suddivisa l'umanità prenda il sopravvento. La città in cui vivono Beatrice Prior e Tobias Eton è infatti il risultato di un equilibrio poggiato sulla cooperazione tra cinque gruppi umani definiti da una specifico carisma o attitudine. Che si tratti delle capacità intellettive (gli eruditi) e di un coraggio smisurato  (gli intrepidi, a cui i nostri appartengono) ogni pedina è il fondamento di un quieto vivere che ad un certo punto viene messo in discussione dalla sete di potere di chi è disposto a tutto pur di assicurarsi il comando delle operazioni. Da qui la caccia ai non allineati che il film chiama "Divergenti", ed a cui ovviamente appartengono Beatrice e Tobias obbligati ad uscire allo scoperto per guidare la resistenza contro le forze del male.

Girato sulla falsariga di un film come "Hunger Games" di cui condivide la visione sociale ed il clima post apocalittico, "Divergent" utilizza le forme di genere (fantascienza, avventura, romanticismo e persino melò) per mettere in scena l'ennesimo racconto di formazione in cui il percorso di crescità dei due protagonisti si realizza attraverso un confronto con le paure tipiche dell'universo giovanile. In questo modo la ricerca del proprio posto nel mondo si compie attraverso il contraddittorio con figure di riferimento che inviduono i luoghi archetipi del cambiamento.



Dal rifiuto dei genitori al confronto con i coetanei, dall'accettazione della propria diversità alla scoperta dell'amore nulla è lasciato al caso in un alternanza di vita e di morte che consegnerà i nostri alla consapevolezza del compito per il quale sono stati predestinati. Rispetto alla saga prodotta dalla Warner Bros quella diretta da Neil Burger è certamentepiù semplice sia in termini di spettacolarità che di contenuti, ed anche l'eroina femminile appare più rigida e meno dinamica del modello rappresentato dalla Katniss Everdeen di Jennifer Lawrence. Ma in "Divergent" a non tornare sono gli effetti di una drammaturgia che scompare quando invece ce ne sarebbe più bisogno. Stiamo parlando di quegli snodi che dovrebbero  legittimare la progressione psicologica dei personaggi, ed incentivare la catarsi derivata dal superamento dei pericoli al quale Beatrice e Tobias vengono sottoposti. In entrambi i casi  invece tutto accade in maniera meccanica: il riferimento va nello specifico all'innamoramento tra i due protagonisti, preceduto da una tenzone improvvisamente trasformata in tenero idillio, e poi alla qualità dei "poteri" dei due divergenti, resi manifesti in una maniera troppo banale per provocare la necessaria empatia. Accolto con un buon successo dal botteghino americano il film è la prima parte di una trilogia che aspira a diventare un classico del mondo giovanile. Per il momento il risultato si mantiene al di sotto delle aspettative.

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