Money Monster
di Jodie Foster
con Julia Roberts, George Clooney, Dominic West
USA,
genere, thriller
durata, 98'
La crisi che dal 2008 ha messo in ginocchio la
macro-economia occidentale è un argomento che, essendo ormai anche sulle bocche
dei più, nel cinema degli ultimi anni è diventato caro a diversi autori e più
in generale al cinema americano. Ad aderire a questa tendenza troviamo in
ultimo Jodie Foster, che col suo “Money Monster” mette in scena gli effetti che
le truffe dei grandi investitori di Wall Street hanno sulla gente comune.
Il programma televisivo condotto da Lee Gates – è il nome
dello show a dare il titolo al film – che si occupa principalmente di suggerire
come/quanto/quando investire agli spettatori, viene stravolto quando un ragazzo
armato – uno tra la gente comune di cui sopra che, spinto al limite dallo
sciacallaggio finanziario, incarna l’ultimo slancio per lui possibile –
prenderà in ostaggio Gates per avere spiegazioni su un investimento dato per
sicuro e che invece ha messo nei guai migliaia di azionisti.
Sembra essere al centro dell’indagine, quindi, non tanto lo
svisceramento del problema economico – che recentemente altri film come “The
big short” avevano invece provato ad analizzare con attenzione microscopica –
ma la reazione umana ad un processo derivante dal monto perpetuo della macchina
economica. In questo senso è apprezzabile da un lato la sindrome di Stoccolma
che porta Gates a provare sentimenti positivi nei confronti del proprio carnefice
– curioso come dopo “Hail Caesar” Clooney si trovi di nuovo ad interpretare un
personaggio vittima di un rapimento – e
dall’altro la messinscena che per la quasi interezza del film è rinchiusa all’interno
dello studio televisivo. Ad inibire la riuscita complessiva, invece, intervengono
la scarsa inventiva di regia al di fuori dei momenti ambientati nella
claustrofobia dello studio – riciclando modi più da piccolo schermo che prettamente
cinematografici – e l’eccessivo
stereotipare i personaggi secondari sia nei dialoghi che nella
caratterizzazione.
Antonio Romagnoli
Nessun commento:
Posta un commento