Pericle il nero
di Stefano Mordini
con Riccardo Scamarcio, Marina Fois, Gigio Morra
Italia, Belgio, 2016
genere, drammatico
durata, 105'
di Stefano Mordini
con Riccardo Scamarcio, Marina Fois, Gigio Morra
Italia, Belgio, 2016
genere, drammatico
durata, 105'
C'erano diversi modi per portare sullo schermo il romanzo di Giuseppe
Ferrandino che da il titolo al film. Nel libro dello scrittore campano
la storia è ambientata tra Napoli e Pescara, le città scelte in cui si
snoda la vicenda di Pericle, faccendiere di un boss camorrista
che un bel giorno è costretto a darsi alla macchia per sfuggire alla
vendetta del datore di lavoro che lo deve sacrificare per scongiurare il
giro di vite innescato dalla morte di un membro di un clan rivale. E sempre alla fantasia dello scrittore campano va assegnata l’originalità della storia caratterizzata dal rituale del protagonista che si guadagna
il companatico sodomizzando le sue vittime dopo averle tramortite con
mezzi di fortuna. Un particolare che aiuta a capire l’interesse di Abel
Ferrara, più volte sul punto di girarne una versione con Riccardo
Scamarcio rimasto nel progetto sia in veste d’attore che, in
coabitazione con Valeria Golino, di responsabile ultimo dell’intero ambaradan. Ed
è proprio la presenza di Stefano Mordini in cabina di regia e dei
Fratelli Dardenne coinvolti in chiave produttiva a farci pensare che
quella appena vista sia solo una delle traduzioni possibili di “Pericle
il nero” che rispetto alle atmosfere sulfuree evocate dal cinema di
Ferrara opta per un adattamento di segno opposto tanto sul piano formale
quanto su quello drammaturgico. In questo senso a fare la differenza
sono in ordine di importanza la scelta di ambientare la storia prima in
Belgio e poi in Francia, con l’anonimato urbano della città di Liegi e
la desolazione esistenziale della marina invernale della cittadina di
Calais a raffreddare il pathos scaturito dalla rapidità dell’escalation
di violenza che si abbatte sul protagonista e dal senso di abbandono
conseguente alla consapevolezza di Pericle (orfano di entrambi i
genitori) di essere stato rinnegato dal suo padre putativo. E, in
secondo luogo, uno stile di regia che potremmo definire sociale per
le caratteristiche di pedinamento e di scoperta ambientale perseguite
da uno sguardo che fa di tutto per non esaltare il potenziale emotivo e
spettacolare di un plot che si colloca nei dintorni di quel mob movies inaugurato
dal “Gomorra” di Matteo Garrone, e oggi più che mai in voga grazie al
successo dell’omonima serie televisiva.
Così oltre agli inseguimenti e
alle sparatorie lasciate debitamente fuori campo, “Pericle il nero” si
distingue anche per la capacità di far convivere le atmosfere da
tragedia shakesperiana insite nella tensione incestuosa e nel desiderio
di sangue che si respira all’interno del consesso famigliare di cui
Pericle in qualche modo è parte in causa con le caratteristiche da
romanzo di formazione della struttura narrativa che sotto traccia ma in
maniera evidente mette insieme un excursus esistenziale di
scoperta e di prese di coscienza che cambieranno per sempre la vita del
protagonista. Un equilibrio che a livello visivo si traduce nel ricorso a
un’alternanza di primi piani e campi lunghi capaci di portarci dentro
l’universo del protagonista, facendocene condividere il dramma e le
vicissitudini, e subito dopo di farcene prendere le distanze, quasi a
voler restituire il destino del personaggio al mondo che lo ha generato.
Pur con qualche debolezza di scrittura quando si tratta di raccontare
l’incontro di Pericle con quella che potrebbe essere la sua nuova
famiglia, “Pericle il nero” è un film convincente che tra i suoi meriti
ha quello di regalarci un ottimo Riccardo Scamarcio, perfettamente
calato nel fisico e negli umori di un personaggio dal sapore dostoevskijano.
Nessun commento:
Posta un commento