Kiki & I Segreti del Sesso
di, Paco Leòn
con, Natalia de Molina, Alex Garcia, Paco Leòn
Spagna, 2016
genere, commedia
durata, 102'
Tematiche scabrose come le perversioni sessuali, termine che
il regista sembra voler a tutti i costi abbattere nella sua negativizzazione
dell’atto rappresentato, possono essere affrontate con pigli variegati; ne possono
essere mostrati gli aspetti sconfinanti nella sfera affettiva, così come le derive
estreme e gli effetti possibili sugli individui che li mettono in pratica. Il
giovane León sembra aver compreso la
lezione impartita da Von Trier e la scosta idealmente, prende le
distanze sia dal modo di rappresentazione del cineasta danese che dall’originale
pellicola da cui Kiki deriva, quel The Little Death così cupo in alcuni
punti e drammaticamente lontano dalla solarità in cui sono immersi i nostri
personaggi. La Spagna offre un terreno ottimale per riconvertire il materiale
del film australiano, fertile nella sua policromia e pertinente alla ricerca
stilistica messa in campo dal regista: l’intreccio delle cinque storie è
cullato in un ambientazione anticata, un ideale iperuranio sessuale in cui il
pastello predomina e il contrasto si fa sempre meno marcato, attenuando così
ogni possibile bagliore cromatico. Cinque coppie atipiche nella loro moderna tipicità
si alternano sullo schermo mostrandosi senza veli, narrandoci le loro peripezie
nel mondo delle odierne forme d’amore e concludendo un percorso ideale che
condurrà lo spettatore alla loro conoscenza e comprensione. León stesso si inserisce nella
pellicola, essendo performer prima che artefice, quasi a voler sottolineare il
proprio trasporto nella storia e l’importanza rivestita da questa nello
sdoganare tali pratiche a livello del pubblico. Irridere e al contempo
informare, debellare queste originali forme d’amore da antiquate stereotipie, ripulire
la visione del sesso da preconcetti deleteri: la vita è unica, sia essa
biologica, sociale o sessuale, e in tale maniera va vissuta.
A tal riguardo ben
si accostano le vicende che si incanalano lungo il solco dell’originale
australiano per poi cambiare improvvisamente rotta, distruggendo l’alone
drammatico del precedente e sostituendolo con una irrefrenabile voglia di vita ed
un irresistibile senso dello humour tutto spagnolo. La penisola iberica ben ci
sta abituando all’alto tasso qualitativo delle sue commedie, eppure in questo
caso sembra essere intervenuta una maniacalità estrinseca a tale movimento, una
forza tutta nuova scaturente dalla giovane mente del regista, riuscita a
districarsi in un’incredibile amalgama di elementi che ben si incastrano nello
script e sono inseriti in una cornice visiva priva di imprecisioni. La
perversione viene sostituita dalla filia,
grecismo che rimarca il carattere correttivo degli intenti sceneggiativi verso
la terminologia e l’ideologia di devianza, e i protagonisti snocciolano i loro
segreti intimi senza indugi particolari, lasciandoci nella imperturbabile
certezza che questa sia la vera normalità, la vita pienamente vissuta e degna
di essere così appellata. La gratuità del finale sottolineata da molti gioca,
invece, a favore della narrazione, giungendo alla perfetta conclusione della
storia più interessante, la quale vede contrapporsi una ragazza affetta da sordità
ed un sordomuto, invischiati in una situazione grottesca nella propria comicità
spinta, in un mondo che sembra non sentirli e repellere i loro stimoli. Freschezza
e vitalità sono i valori cardine di una sceneggiatura ricca e ben oliata,
inscenata da un cast corale in ottima forma e fondata su una rappresentazione
visiva di raro spessore per tale genere, una piccola perla in un mare burrascoso
ricco di ostriche vuote.
Alessandro Sisti
1 commento:
mmmmh...
no al cinema no, direi di no
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