Miami Beach
di Carlo Vanzina
con Ricky Memphis e Max Tortora
Italia, 2016
genere, commedia
durata, 88'
Le peripezie di tre adolescenti e dei loro genitori si intrecciano nella cornice di Miami. La diciassettenne Giulia fugge in Florida con le sue amiche per partecipare a un noto festival di musica elettronica. Qui si invaghisce di Filippo, immobiliarista seducente, mentre il padre si mette sulle sue tracce assistito da Bobo, studente fuoricorso squattrinato e perdigiorno. Intanto la relazione tra Luca e Valentina, entrambi neo iscritti all'università, si avvicenda a quella tra il padre di lui, espansivo commerciante romano, e la madre di lei, milanese altezzosa.
In questo film si ritrova la borghesia vacanziera dei fratelli Vanzina, che, però, non amoreggia più sottobanco come un tempo, ma è ha favore del divorzio, per adattarsi ai segni dei tempi. Questa volta viaggia al seguito della prole, al solito più matura di chi vorrebbe istruirla, anche se il bagaglio di valori dei rampolli è ambiguo. Questi ultimi si vantano di frequentare ambienti esclusivi, sono ossessionati dal loro status sociale ma anche virtuale; ostentano un'affettazione da parvenu, complice una sceneggiatura fuori dal tempo, con cui esprimono un orizzonte culturale miserrimo: "Sembra di stare in uno di quei film con Ben Stiller e Cameron Diaz", dirà della meta balneare uno dei giovani protagonisti ammiccando, senza effetto, ai fratelli Farrelly.
Facili anacronismi (chi appellerebbe scarpaio il facoltoso proprietario di una boutique di calzature in via del Corso?), citazionismo blando (da "Cinquanta sfumature di grigio" al Bruce Willis pubblicitario), doppi sensi a rinverdire la vena scandalosa (birdwatching), prove attoriali stanche e ingessate: si evince questo dal film.
Riccardo Supino
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