UNIVERSAL PICTURES HOME ENTERTAINMENT ITALIA PRESENTA:
The Danish Girl
Diretto da: Tom Hooper
Cast: Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Ben Whishaw, Amber
Heard, and Matthias Schoenaerts
Durata: 115 minuti ca.
INFORMAZIONI TECNICHE:
Dischi: 1
Video: Formato Anamorfico 1.85:1; Blu Ray 1080p
High-Definition Widescreen 1.85:1
Contenuti Speciali: Il Making of The Danish Girl – Eddie
Redmayne, Alicia Vikander, Tom Hooper e altri protagonisti del team di
produzione condividono alcuni dei processi creativi che intensificano la
bellezza del film.
RECENSIONE:
Pittore paesaggista della Danimarca dei primi anni del '900,
Einar Wegener ha vissuto due vite, la prima con una moglie a Copenhagen, e la
seconda a Parigi come Lili Elbe. Infine ha tentato la prima operazione
chirurgica della storia finalizzata al cambio di sesso. Attratto
dall'abbigliamento femminile dopo un gioco erotico con la moglie e sempre meno
capace di smettere di vestirsi e atteggiarsi da donna, nel corso degli anni
Einar vuole lasciare il posto a Lili, che percepisce come un'entità separata.
Aiutato e supportato da una moglie da cui è sempre meno attratto, Einar fugge
dalla medicina del proprio tempo che lo vuole internare o dichiarare
schizofrenico e si rifugia nella chirurgia sperimentale, conscio che quella che
intende provare è un'operazione mai tentata prima e che, dunque, comporta
grossi rischi.
Con "The Danish Girl" l’inglese Tom Hooper
prosegue un’indagine cominciata con "Il discorso del Re":
l’esplorazione di un corpo bloccato. Nel film con Colin Firth il problema
riguardava la parola, martoriata e svilita da continue esitazioni e
interruzioni. Qui l’impasse compromette invece il corpo intero, che diventa
recipiente di un’anima che lo rifiuta. Non si combatte per gli ideali della
gloriosa Comune di Parigi, ma per l’affermazione di un’identità sessuale. Jean
Valjeant e Javert di "Les Misérables" hanno abbandonato la scena, per
far posto a Lili Elbe, la prima persona nella storia a essere identificata come
transessuale e ad aver tentato un intervento chirurgico. La sua vicenda è conosciuta
ma non abbastanza e nell’affrontarla e raccontarla, adattando l’omonimo romanzo
di David Ebershoff, Hooper si prende alcune licenze e addirittura la
reinterpreta, adattandola al suo cinema garbato.
Senza la pretesa di edulcorare una vicenda che non può non
sembrare amara o indigesta a chi ancora guarda con sospetto ai transgender, il
regista non intraprende nessuna crociata contro il pregiudizio, né si mette
sulla facile via della trasgressione creando, per esempio, un personaggio
principale esibizionista ed eccentrico oppure eroico. Tom Hooper sceglie
consapevolmente di non osare, fatto, questo, certamente encomiabile, anche
se,talvolta, l'impressione è che la sua visione resti in superficie. Attento a cambiare le tonalità del film a seconda
dell’ambientazione scelta, colori freddi e linee geometriche e maschili nella
parte che si volge a Copenhagen e caldi nel segmento parigino, il regista non
sempre tiene vivo il fuoco della passione, abbandonando a se stessa la sua
sensibile donna incastrata nel corpo di un uomo. Più di Lili, lascia il segno
la sua compagna di vita: la pittrice Gerda Wegener, artista volitiva, forte,
emancipata. E’ lei il personaggio più interessante del film e quello che
veramente evolve e che lascia perciò un’indelebile impronta. Allo stesso modo,
è Alicia Vikander più di Redmayne a meritare incondizionati complimenti, perché
questa attrice minuta che ha sorpreso tutti in "Ex Machina", diventa
davvero un gigante quando si avvicina alla disgraziata consorte dello
sconsolato Einar. Nei suoi occhi il ghiaccio del film si scioglie, vinto dal
calore del sentimento che, nonostante tutto, Hooper riesce a rappresentare
benissimo: l’amore, conditio sine qua non perché l’individuo compia il grande
passo, trovando, prima o poi, la propria personalità più intima.
Detto questo, ci sentiamo in dovere di precisare che,
secondo noi, "The Danish Girl" non è il frutto di una mancanza di
coraggio, basti pensare alla scena di nudo, in cui il regista dimostra di saper
essere diretto ed esplicito: semplicemente, il suo film preferisce indugiare
sulle sfumature e sulla contemplazione di una femminilità che coincide con la
grazia e che si esprime nel sorriso, nei movimenti impercettibili del capo, in
due mani lunghe e affusolate che si poggiano su un viso e lo incorniciano.
Questi piccoli gesti sono affidati al prodigioso Eddie Redmayne, così pieno di
energia ne "La teoria del tutto" e qui alle prese con una creatura
smarrita e capricciosa, e poi sempre più determinata. La sua bravura è
indubbia, come la sua aderenza alle motivazioni interiori di Lili, ma la sua
performance tradisce una certa affettazione, a cui contribuisce anche una
fotografia certamente curata, ma inutilmente patinata.
Riccardo Supino
Nessun commento:
Posta un commento