The Duke of Burgundy
di Peter Strickland
con Sidse Babett Knudsen, Chiara D'Anna, Monica Swinn
UK, 2014
durata
In un luogo ed un tempo volutamente impossibili da contestualizzare, si racconta di due donne e della loro passione per parlare in modo autoironico dell'ossessione per il controllo come anima e spina dorsale del fare cinema.
Richiamando alla memoria per l'uso del colore le atmosfere sensuali del cinema erotico anni settanta,
il
luogo non-luogo e il tempo non-tempo sono privi di automobili senza
sembrare antichi, e senza che si noti l'assenza del genere maschile sono
popolati da sole donne, immerse in un naturalismo un po' fantasy da
villaggio medievale, dove le protagoniste trascorrono le giornate tra
ambienti di decadente bellezza dalle vaghe architetture patrizie,
dedite allo studio meticoloso delle farfalle - hobby coltivato
individualmente e condiviso in incontri collettivi con il
resto della comunità femminile - e alla ripetizione puntuale e ossessiva
di routine sadomaso. Da qui l'ironico parallelismo che
accosta l'estremo rigore della classificazione entomologica alla
necessità maniacale di esercitare il controllo,
e in ultimo, al lavoro del cineasta.
Identificati i rispettivi ruoli 'top' e 'bottom', le scenette erotiche di sadismo vengono scritte ed interpretate alla lettera, preparate
dettagliatamente nel tentativo di renderle più autentiche della realtà,
e alla ricerca sofferta della volontaria sospensione di incredulità le due protagoniste non fanno che replicare a tavolino la spontaneità della vita, con risvolti a tratti esilaranti. Un
film elegantissimo che coccola il voyeurismo dello spettatore, e prende
in giro lo strano rapporto sentimentale tra l'autore e la sua creatura.
Parsec
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