Frank
di Lenny Abrahamson
con Michel Fassbender, Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal
genere, drammatico
Italia, 2014
durata, 95'
L'arte nelle sue
molte accezioni è stato spesso un mezzo per sublimare gli aspetti più
sgradevoli della condizione umana. In "Frank", il nuovo film di Michael
Fassbender, questo aspetto assume le sembianze di una fuga dal mondo,
deformato e respinto dalla scelta del protagonista di celare il proprio
volto sotto una testa di cartapesta e da una volontà di perfezione che
sfiora la follia. Frank è infatti il leader eccentrico e geniale di una music band altrettanto
insolita, impegnata nella registrazione di un album che non riesce a
decollare per i cortocircuiti di un ispirazione a dir poco balsana. Frammentata
da dubbi amletici e da dinamiche di gruppo messe a dura prova dalla
protatta convivenza, il processo creativo diventa una specie di terapia
collettiva che metterà a rischio la sopravvivenza del progetto, in
procinto di essere promosso con una tourneè in terra americana.
A metà strada tra road movie e kammerspiel, "Frank" è un finto biopic che
fa della musica quasi un pretesto per ragionare sulle conseguenze,
quasi sempre dolorose, dell'arte e del talento, con piccoli squarci di
fenomenologia contemporanea che, nella sottolineatura dei
fraintendimenti e della volubilità del successo legato alle nuove
piattaforme mediatiche (You Tube ma anche Twitter utilizzato per commentare alcuni passaggi della storia) sembra
trovare una possibile risposta al senso di alienazione che attanaglia i
personaggi. Un film a senso unico dunque, in cui anche la presenza di
una figura destabilizzante come quella di Jon, deciso a lasciarsi dietro
le spalle l'anonimato del suo precedente lavoro, e per questo motivato a
ricercare le vie della notorietà, è funzionale ad evidenziare la
distanza che separa Frank dalla cosiddetta normalità. Così, a cominciare
dal congedo finale, con la mdp che allontandosi dal locale in cui la band
si esibisce, sembra separarla per sempre dal resto dell'umanità,
continuando con i segnali di un'incomunicabilità ribadita attraverso il
ricorso a territori di confine - la baita di montagna trasformata in
studio di registrazione ma anche l'solamento di Frank, perennemente
incapsulato nell'antropomorfico scafandro, per non dire delle sonorità
cacofoniche delle varie incisioni - "Frank", nella coincidenza tra la
purezza fanciullesca del protagonista e le suo malessere esistenziale, è
un piccolo apologo sulle infinite manifestazioni dell'umana bellezza.
Nascosto dietro la maschera del suo protagonista, Michael Fassbender è
un attore bravo e coraggioso.
1 commento:
Complimenti per il blog. Davvero belle recensioni. Per quanto riguarda Frank, è un film che ho amato immensamente, mi ha lasciato tanto e non capisco come sia potuto passare quasi inosservato presso il pubblico......
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