mercoledì, novembre 12, 2014

INTERSTELLAR E IL CASO CHRISTOPHER NOLAN


Come sempre accade per tutto quello che riguarda il lavoro di Christopher Nolan, anche "Interstellar", appena uscito nelle nostre sale, e' stato preso d'assalto da schiere d'appassionati e di addetti ai lavori, trasformandosi in poche ore in uno dei casi cinematografici di questa annata cinematografica. Un tripudio mediatico che testimonia ancora una volta l'eccezionalità di un regista che, pur lontano dalle ossessioni e dalle manie di alcuni celebri colleghi al quale potrebbe essere paragonato almeno in termini di visionarietà, pensiamo a James Cameron e a Stanley Kubrick, appartiene a quella ristretta cerchia di autori su cui gli studios rischiano soldi e credibilità. Alchimie produttive che Nolan e' riuscito a gestire senza particolari problemi e che pure hanno determinato in maniera importante l'evoluzione del suo cinema. Non tanto per il passaggio a strutture di lavoro più controllate rispetto alla libertà delle prime uscite, ma piuttosto per la trasformazione di una forma cinematografica che ha cambiato pelle, trasformandosi almeno in superficie in qualcosa di diverso.



A partite da "The Prestige" infatti Nolan  e' diventato un regista "mainstream", con film interpretati da alcune delle star più popolari del firmamento hollywoodiano (da Hugh Jackman a Leonardo Di Caprio, da Christian Bale a Matthew McConaughey), accelerando una propensione verso il cinema di genere che lo ha portato con successo ad occuparsi del restyling di uno dei supereroi più acclamati dello schermo. Un iper genere, quello degli Hero Movie, che ne ha consolidato le ambizioni, rilanciate con un surplus di autorialità in due film, "Inception" e "Interstellar", che ad oggi rappresentano meglio di altri la complessità di questo autore.

Una dimostrazione di forza che (per chi scrive) non sempre si è' dimostrata all'altezza delle sue premesse. Il tentativo di incontrare gli interessi dei produttori ha creato un enfasi estetica e narrativa derivante dalla necessità di confezionare un prodotto altamente fruibile.

La poetica pur coerente alla visione di un mondo da sempre dominato da forze oscure e malevoli e da personaggi dell'identità incerta, ne ha risentito soprattutto nella costruzione delle categorie temporali, un marchio di fabbrica del regista, che hanno smesso di essere la struttura portante dell'impalcatura narrativa, (The Following, Memento) per diventare parte integrante del racconto, oggetto su cui ragionare e discutere.

In questa direzione "Interstellar" rappresenta un passo in avanti perché approfittando della rarefazione del paesaggio, resa necessaria dalla scoperta della nuova frontiera, (con il quotidiano ripreso più in senso metaforico che cronachistico) il cinema di Nolan appare di nuovo inquietante, pur continuando a pescare da un immaginario filmico largamente inflazionato. Non solo nell'afflato ambientalista presente nella  degenerazioni delle condizioni climatiche e naturali (il richiamo allo Shyamalan di "The Happening" e' uno dei rimandi possibili)  e nel richiamo ad una palingenesi che era stata uno dei temi cardine dell'acclamato "Gravity", ma anche in dettagli minimi come quelli che riguardano la definizione di un personaggio come quello interpretato da Matthew MacConaughey, praticamente equipollente per cultura e stile di vita al Cade Yaeger di "Trasformers 4". Contraddizioni che sono insieme la forza e il punto debole di un autore che nonostante tutto non ha ancora trovato la sua collocazione definitiva.

6 commenti:

PaperMo ha detto...

Salve! Avevo tanta attesa per questo film, non sono una particolare fan di Nolan, ma amo il genere. Per fantascienza, come la intendo io, o si parla di qualcosa di fantascientifico, e cioe' basandosi su dati veri, andare oltre (come Kubrick), oppure basarsi su dati veri e approfondirli. Qui non e' stato fatto ne' l'uno ne' l'altro. Ma di particolari assurdi il film ne e' pieno. Chiamarlo capolavoro mi sembra un po' tanto. ciao

Anonimo ha detto...

Daccordo con te sul fatto che Interstellar non sia un capolavoro, termine che spesso è usato con troppa leggerezza. Però dal mio punto di vista sono proprio le sue imperfezioni a renderlo migliore rispetto ai precedenti mainstream firmati da Nolan, che appunto erano dei meccanismi maggiormente oliati ma in un certo senso "freddi" e più calcolati

nickoftime

tfk ha detto...

Dopo la visione di "Interstellar" confermo - per quel poco che vale - un mio antico sospetto: Nolan 'estrapolato' dai garbugli narrativi tessuti assieme al fratello Jonathan (e nonostante il sodalizio si protragga anche in questa occasione) e alle prese con uno svolgimento più genericamente 'classico', retrocede ad anonimo mesteriante. Tralasciando le incongruenze di ordine scientifico disseminate qua e la' - ognuno ci ragione come può e vuole, a dire, attribuendo loro il 'peso' che ritiene consono - resta la scarsa matrice immaginifica di quest'opera, come 'incerta' circa le sollecitazioni cui affidarsi, tanto da risultare, infine, sovente didascalica nel suo dipanarsi. Nessuna inquadratura evoca, infatti, e rende tangibile, quel desiderio di 'oltre', quella quasi disperazione di vedere/stravedere che ogni volta inchioda al momento di accostarsi al film/monolito kubrickiano (penso Nick alludesse a questo quando gettava un ponte tra lui, Nolan e Cameron) e che rappresenta l'essenza dello 'sforzo' fantascientifico. "Interstellar" mescola magoni per un futuro improbabile, viaggi nello spazio e nel tempo, approdi ipotetici (peraltro in abbondanza già utilizzati) secondo una logica orizzontale da 'dizionario del futuribile' ad edificazione delle masse, con tanto d'infiocchettatura consolatoria sui toni pastello dell''omnia vincit amor'. In tal senso, smarrisce, via via, fascino, ambiguità e sana 'presunzione' a prefigurare qualcosa-di-ancora-non-visto che chiede di essere vagliato dai sensi e dall'intelletto, adagiandosi - come da Nick sottolineato - in quel "mainstream" (categoria che, oramai, comprende un po' tutto) di sicuro remunerativo ma, per chi guarda, poco stimolante.

Antonio Romagnoli ha detto...

I deficit di "Interstellar" sono molteplici. In primis i buchi di scrittura. In secondo luogo l'elemento fantascientifico passa in secondo piano, diventa quasi un pretesto per ribadire concetti già fossilizzati. In definitiva il film è sulla linea di confine che separa un pessimo film d'autore da un buon film d'intrattenimento. Da Nolan ci si aspetta ben altro.

A.R.

Anonimo ha detto...

Ragionando sul film di Nolan che comunque resta "qualcosa su cui discutere" mi limito ad aggiungere che mai in questo caso - vista anche il peso di una congiuntura epocale avara di moneta - la componente industriale dell'opera debba entrare a far parte del giudizio complessivo che si da su interstellar. Voglio dire che i risultati del botteghino saranno determinanti per giudicare il film. Certo un giudizio in prospettiva ma certamente importante essendo Nolan il grande impastatore, capace di fondere autorialità e commercio.
nickoftime

Lidia ha detto...

Ho capito di essere di bocca buona per quanto riguarda i film...