lunedì, febbraio 29, 2016

ASTROSAMANTHA - LA DONNA DEI RECORD NELLO SPAZIO

Astrosamantha
di Gianluca Cerasola
con Samantha Cristoforetti
Italia, 2015
genere, documentario
durata, 83'



La felicità sul volto dei genitori nel giorno in cui i sogni dei propri figli verranno a coronarsi. Che sia il conseguimento di una laurea, il tanto atteso legame matrimoniale, la scoperta di una gravidanza, l’emozione di un progetto venuto a realizzarsi, questi attimi resteranno impressi nella memoria. Memoria che Gianluca Cerasola lascia imprimere direttamente nei bit del file digitale che costituisce l’ossatura di Astrosamantha, un piccolo trattato documentaristico sull’auto realizzazione di una donna, in primis, che ha perseguito il proprio sogno senza mai tradirlo, giungendo all’agognata meta, il viaggio spaziale. Quel viaggio che tutti noi, chi da bambino e chi in età adolescenziale, avremmo voluto avere, almeno una volta, la possibilità di intraprendere; la Cristoforetti ci conduce all’interno del proprio miraggio divenuto realtà, lasciandoci assaporare quei momenti di effimera gioia che sembra sfiorare anche la nostra pelle, sottoposta a costanti brividi durante le immagini provenienti direttamente dallo spazio, quando una terra lontanissima dai nostri abituali standard viene ripresa in tutto il suo immenso potere visivo, sia alla luce del giorno che al calare delle tenebre, lasciandoci immaginare la Cristoforetti ed il suo team in continua sospensione sulle nostre vite, aleggiante sulla nostra casa, mentre ci osserva con crescente curiosità prima di avviarsi alle proprie ricerche. Studi che dovrebbero essere il motivo scaturente della missione ma che, nella realtà documentaria costruita dal filmaker, vengono sostituiti dalla continua ricerca di meraviglia nello spettatore per i paesaggi extra-atmosferici messi in scena, dalla ricostruzione della vita nella stazione spaziale internazionale vissuta dal punto di vista di una novellina al primo volo, dalle costanti digressioni in flashback sulla preparazione degli astronauti alla missione ventura. 

Il torpore che potrebbe provenire da alcuni dialoghi viene smorzato dall’ironia, spesso involontaria, della cosmonauta italiana che, oltre a ricoprire con perfezione il ruolo della voce narrante – rimanendo molto più impressa del voice over di Giannini, fuori luogo e quasi più adatta ad un documentario naturalistico, si ritrova costretta nella narrazione a simpatiche digressioni sull’alimentazione a bordo, oltreché sull’analisi dei metodi di deiezione del gruppo di ricerca che, in altre mani, avrebbero sicuramente scaturito effetti di trash ai limiti del sopportabile. Il racconto è articolato a blocchi che sembrano scomparire, tanto abilmente montati, dietro la figura della Cristoforetti, sfuggente ad ogni tipo di idolatria o divismo, ma unica nel suo essere contemporaneamente professionale, al servizio del documentario e ricolma di gioia per l’occasione datale. Dietro alle interviste che si susseguono frenetiche sulle tv nazionali, ai comunicati stampa schermati dalle vetrate per la quarantena prima della partenza, si nasconde il volto di una ragazza solcato da rughe di esultanza spesso contenute a forza, pronte ad esplodere nel momento del lancio del razzo in direzione della stazione spaziale. Giochiamo con lei durante gli esperimenti preparatori, saltiamo insieme a lei nella sala priva di gravità, immaginiamo di levitare oltre le poltrone ed oltrepassare la linea dell’orizzonte che si profila ai limiti del globo terrestre, partecipando con lei di questo incredibile viaggio spaziale. 

L’accompagnamento musicale sembra suggerire un tappeto ideale sul quale scivolare solcando i continenti e le acque terrestri, trasmettendoci l’emotività di cui è prepotentemente impregnata quest’opera davvero originale; Cerasola non realizza un ritratto propagandistico, non ne fascistizza l’immagine ma ne esplora ogni lato emotivo, addentrandosi nell'intimità della donna-astronauta senza mai violarla apertamente. Il documentario diventa qui film, si miscela nelle forme e negli intenti, emoziona al pari di un opera volutamente finzionale, turbando anche gli animi più irremovibili nella loro durezza, trasportando anch'essi nel toccante sogno di ogni bambino. Anche io, da grande, volevo essere un astronauta, Samantha e Cerasola hanno realizzato questo nostro capriccio.
Alessandro Sisti

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