Coup de chance
di Woody Allen
con Lou de Laâge, Valérie
Lemercier, Melvil Poupaud, Niels Schneider
Francia, UK, 2023
genere: drammatico
durata: 93’
Presentato fuori concorso
all’80esima edizione della mostra internazionale d’arte cinematografica di
Venezia, Coup de chance è davvero il colpo di fortuna di questa edizione e del
regista americano che si conferma un maestro nel tirare fuori il coniglio dal cilindro
nei momenti più inaspettati.
Il film, prodotto da Gravier Productions, sarà distribuito in Italia da Lucky Red.
Coup de Chance parla
dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite. Fanny
e Jean sembrano la coppia di sposi ideale: sono entrambi realizzati
professionalmente, vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere
esclusivo di Parigi, e sembrano innamorati come la prima volta che si sono
incontrati.
Ma quando Fanny s’imbatte accidentalmente in Alain, un ex compagno di liceo, perde la testa. Presto si rivedono e diventano sempre più intimi... (Fonte: La Biennale)
Coup de chance ruota
intorno al destino, alla fortuna e al caso e a come questi possano influenzare
di continuo le nostre vite.
Con la sua ultima fatica Allen
dimostra di avere ancora voglia di sperimentare e di giocare con lo spettatore senza
rinunciare a essere sempre al passo dei tempi rinnovandosi ogni volta di più.
L’inizio girato tra la folla parigina è all’insegna del movimento. Da dietro seguiamo Fanny, la giovane protagonista del film, nel momento in cui viene fermata da un ex compagno di liceo. Con un bel piano sequenza immerso nel brulichio della città non perdiamo mai di vista la centralità della vicenda, ovvero l’inevitabile incontro di due anime destinate a corrispondersi. Tutto è preambolo di ciò che viene dopo, con la giovane donna che, alla stregua di una spada di Damocle, dovrà subire quello che il destino le ha riservato. Con il pubblico destinato a essere il (solo) testimone di quanto avviene, per l’appunto, alle sue spalle.
La domanda al centro del
film è inerente al destino. Alain è colui che, prima di tutti, introduce
l’elemento nella storia. Ma è anche quello che ne subisce maggiormente gli
effetti. In ogni suo dialogo con Fanny il caso, la fortuna e il destino sono
presenti, così come nel romanzo che sta scrivendo.
Jean, invece, è l’esempio
di chi la fortuna se la crea concorrendo a riflettere sull’accezione del
termine e sulle sfaccettature che esso porta con sé. Si tratta davvero di
fortuna?
Il francese è la lingua scelta da Woody Allen per il suo 50esimo film. Una prima volta forse coincidente con la decisione di cambiare direzione, allontanandosi dalla coralità dei suoi ultimi film, per interrogarsi sulla vita (e sulla morte) e su cosa essa può riservare all’uomo, chiunque egli sia. Per farlo il regista americano si mette in gioco e disegna quello che, se non si scorgessero i richiami continui alla sua poetica e al suo cinema, potremmo dire essere un perfetto thriller. La differenza con quelli più classici è che, in parte, inaspettato è condito alla Allen con divertimento e ironia. Come i riferimenti ai gialli che la madre di Fanny legge per diletto.
Caricature di sé stessi,
i personaggi che Allen mette in scena raccontano molto più di quanto si possa
pensare. Se Fanny e Jean apparentemente sono la coppia perfetta, in realtà
rappresentano gli antipodi di una visione effettiva del mondo. Da una parte
abbiamo la donna trofeo, da esibire alle cene con i colleghi per bellezza e
fascino, ma poi relegata a marionetta nelle mani di un marito che, come
ribadito, vuole farsi la propria fortuna. Condizione calzante con il paragone
del treno che Jean si regala, e che al pari della moglie, è solo l’ultimo
tassello necessario a coprire e dare prestigio a una vita sostanzialmente vuota
(non è un caso che non lo vediamo mai lavorare). L’uomo pensa di poterla
controllare come fa con il suo trenino, ma Fanny cerca di non farsi manipolare,
aggrappandosi all’unica speranza che le viene fornita: l’incontro con Alain.
Un destino dal quale si
sente attratta, ma al tempo stesso lontana: come dimostra il mancato interesse
nei confronti delle ipotesi sospettose della madre.
Ad accentuare questo colpo
di fortuna che alimenta l’intero film, oltre alla splendida conclusione
confezionata da Woody Allen, c’è anche il rapporto con e tra i personaggi. In
una prima parte in cui a farla da padroni sembrano Fanny e Alain con Jean quasi
come comparsa, nella seconda parte arriva la rivalsa di quest’ultimo che si
prende la scena, insieme alla madre di lei, arrivando quasi a oscurare Fanny.
Un modo come un altro per sottolineare ancora una volta questo coup de chance
continuo. Anche nell’essere protagonisti o meno della vicenda.
Veronica Ranocchi
(recensione pubblicata su taxidrivers.it)
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