sabato, settembre 16, 2023

MAESTRO

Maestro

di Bradley Cooper

con Bradley Cooper, Carey Mulligan, Matt Bomer

USA, 2023

genere: biografico, drammatico

durata: 129’

La cura filologica tipica del biopic unita alla cura formale dell’opera destinata al grande pubblico sono da sempre un’arma a doppio taglio: sinonimo di professionalità e di rispetto delle fonti ma al tempo stesso cause di una perfezione che spesso sconfina nell’artificialità. In questo senso il regista Bradley Cooper, coadiuvato da una squadra di produttori da far paura (tra di loro figurano Martin Scorsese e Steven Spielberg) non si nasconde, puntando, sì, alla credibilità del cinema d’autore ma senza rinunciare allo spettacolo e dunque alle grandi possibilità di allestimento messegli a disposizione da mecenati che di certo non gli hanno fatto mancare il tempo (e i soldi) per costruire la performance interpretativa, musicale e coreica in cui si lo stesso si cimenta nel corso del film.

Che poi il regista ne abbia fatto buon uso è un’altra storia, poiché il bianco e nero elegante e levigato si addice all’upper class newyorkese e ai prestigiosi auditori frequentati dal protagonista, nella stessa maniera in cui quello sporco e materico era appropriato alle provocazioni anti-sistema e ai night club metropolitani da cui Lenny Bruce lanciava i suoi anatemi nel capolavoro di Bob Fosse "Lenny".

Certo è che "Maestro" prende sul serio le parole del suo protagonista, soprattutto quando afferma la difficoltà di irreggimentare un talento così poliedrico (autore, compositore, performer, direttore d’orchestra, insegnante musicale e altro ancora) da rendergli la vita schizofrenica. "Maestro" lo dichiara fin da subito attraverso la scena della famosa telefonata che gli cambiò la vita, facendo debuttare Bernstein alla Carnegie Hall in sostituzione del titolare improvvisamente malato. Cooper fa corrispondere infatti la rivoluzione artistica ed esistenziale di Bernstein a quella della macchina da presa che nel lungo e mirabolante piano sequenza dal buio della camera da letto porta il nostro direttamente sul palco da cui di lì a poco prenderà il volo la sua luminosa carriera.

Ma non solo, perché facendo sua a livello filmico la dissociazione di cui sopra "Maestro" racconta l’ascesa del protagonista e con essa il crescendo della sua unione sentimentale attraverso un montaggio che lavora soprattutto sullo spazio scenico, mettendo in comunicazione senza soluzione di continuità pubblico e privato, arte e vita, in un caleidoscopio visivo e sensoriale capace di rendere merito all’irresistibile ascesa artistica e sentimentale della coppia.

Salvo poi, nella seconda parte, rallentare il passo fino quasi a fermarlo per dare spazio e tempo alla riflessione della maturità e alle ombre della vita con piani fissi che sembrano materializzare l’impasse cui a un certo punto è sottoposta l’esistenza dei personaggi. Un cambio di marcia anche visivo, con la fotografia destinata a fare da contrappunto all’andamento emotivo del film. In bianco e nero quando si tratta di raffreddare una materia di per sé incandescente e contenere la gioia irrefrenabile degli inizi, a colori (anni Settanta) nel momento in cui c’è bisogno di ravvivare la cupezza dovuta all’incedere del tempo e alla fatica di tenere fede alle promesse della giovinezza.

Il suo essere multiforme come lo è il protagonista appartiene al film anche dal punto di vista degli interessi messi in gioco, perché se gli appassionati della materia potranno apprezzare il lungometraggio per il suo andamento rapsodico e musicale e per la colonna sonora che riprende le composizioni più celebri del musicista, altrettanto importante e forse di più è la storia d’amore tra Leo e Felicia, esemplare soprattutto oggi nell’offrire un modello di unione matrimoniale capace di conciliare l’amore eterno con la libertà della propria natura (l’omosessualità di Bernstein conosciuta dalla moglie non impedì alla coppia di avere tre figli e una costante vita famigliare).

Sulla scia di "A Star Is Born" Bradley Cooper continua a indagare il rapporto tra arte e vita attraverso la relazione tra due artisti ancora una volta messi alla prova dalla difficoltà di coniugare reale e ideale, creatività e ragione. Nel farlo non si dimentica del proprio passato affidandosi alla bravura degli attori: alla sua e a quella di una strepitosa Carey Mulligan, capace di sostenere e ancora di più di dare vita con la presenza dello sguardo e l’intensità del volto a primi piani che assurgono a dei veri e propri ritratti esistenziale. "Maestro" è destinato a fare incetta di candidature, prima fra tutte quella per la miglior attrice protagonista. Se fosse per lo scrivente la mitica statuetta l’avrebbe già vinta. 


Carlo Cerofolini

(recensione pubblicata su ondacinema.it)

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