Il più bel secolo della mia vita
di Alessandro Bardani
con Sergio Castellitto,
Valerio Lundini, Carla Signoris
Italia, 2023
genere: commedia
durata: 83’
Una commedia dolceamara
sul senso della vita e dei rapporti interpersonali. Il film di Alessandro
Bardani altro non è che un dramma travestito da commedia per far sorridere lo
spettatore nonostante stia guardando sullo schermo un centenario che ribadisce
più volte, almeno inizialmente, di non avere troppo tempo a disposizione.
Tutto inizia con una
bella sequenza in bianco e nero che sembra proiettare lo spettatore in una
certa direzione, quella di un cinema più serio e drammatico, ma che, in realtà,
fa solo da preambolo, necessario per comprendere sia il protagonista sia il
tema alla base del film.
Conosciamo subito il
piccolo Gustavo e la sua indole non troppo docile. Il bianco e nero, che ci
aiuta a capire che si tratta soltanto di una parentesi relativa al passato,
torna poi anche successivamente con piccoli inserti storici che l’anziano
protagonista ricorda. Passa quasi un secolo e ritroviamo Gustavo, ormai
centenario, contattato da un’associazione che permette a coloro che riescono ad
arrivare alla soglia della tripla cifra, e che non conoscono i genitori, di
conoscerli. O meglio di avere informazioni in merito a chi ha dato loro la vita.
Gustavo (un ben truccato
Sergio Castellitto) si scontra quindi con Giovanni (un inedito Valerio Lundini).
Uno scontro quasi obbligatorio, considerati carattere e modo di fare di
entrambi. Se il primo, nonostante l’età, è molto energico, pieno di vita e di
voglia di fare, il secondo è, invece, l’anziano della situazione. E questa
dinamica si riflette anche nell’approccio che i due hanno al tema centrale.
Gustavo non sembra interessato a conoscere i propri genitori, ha semplicemente
colto l’occasione di uscire dalla casa di riposo nella quale era stato
confinato. Giovanni, dal canto suo, è intenzionato ad andare fino in fondo,
sembra quasi che sia lui a dover cercare i genitori, un’intenzione mascherata
da quello che lui afferma essere uno dei momenti più importanti per
l’associazione se non quello di svolta che possa permettere poi ad altre
persone come Gustavo di conoscere le proprie origini. Lo scopo, infatti, sia
dell’associazione che del film stesso è mettere al corrente più persone
possibili riguardo l’assurdità di questa legge che non consente di conoscere i
genitori fino al compimento dei 100 anni e che, oltre a non permettere
un’identità completa, non aiuta nemmeno nel campo della sanità perché, così
facendo, non si conoscono eventuali malattie o patologie che possono essere
ereditarie.
A convincere, però, sono
principalmente due persone, i due interpreti principali che, insieme a una
Carla Signoris più che in forma, regalano forti emozioni. Molto ben assortiti
ed entrambi in ruoli opposti rispetto al solito e rispetto alla loro persona,
si calano perfettamente nei personaggi cucendosi addosso anche ansie e paure. Da
una parte un divertito Castellitto si cimenta in qualcosa di raramente visto al
cinema, dall’altra Lundini si toglie la maschera del comico per prendere
temporaneamente in prestito quella dell’attore, apparentemente già rodato e in
grado di dire molto più di quello che si vede.
Due opposti legati tra
loro come due calamite che, come nella maggior parte dei casi, insegnano che si
può sempre cambiare e migliorarsi.
Veronica Ranocchi
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