Enea
di Pietro Castellitto
con Pietro Castellitto, Sergio
Castellitto, Benedetta Porcaroli
Italia, 2023
genere: drammatico
durata: 115’
Consigli per lo
spettatore. Al cinema bisogna entrare già caldi e pronti alla visione perché,
soprattutto in quello d'autore, ciò che bolle in pentola viene chiarito nelle
primissime sequenze, chiamate a funzionare come una sorta di bussola necessaria
a orientarsi all'interno del film. "Enea" di Pietro Castellitto ne ha
bisogno perché il regista e attore romano fa di tutto per presentare allo
spettatore uno spettacolo non preconfezionato, tanto nei significati quanto
nella forma, diviso com'è tra alto e basso, tanto nell'esposizione del proprio
pensiero quanto nella natura delle immagini.
La possibilità di
apprezzare fino in fondo un film come "Enea" dipende anche dalla
volontà di sposarne l'assunto relativo a una realtà indecifrabile e sfuggente.
Non a caso nella scena incriminata, quella che precede i titoli di testa,
assistiamo a una sorta di resa dei conti filosofica, in cui, di fronte alla
decadenza del mondo, e dunque alla scelta di rimanere soli o di condividere la
propria sorte, il protagonista opta per la seconda, declinandola però
attraverso un gruppo più ampio del normale, rispondente al modello clanico.
Il rifiuto della famiglia
tradizionale a favore di quella tribale, oltre a costituire una critica alla
società borghese, diventa il richiamo a un passato glorioso, quello della città
capitolina in cui la storia è collocata, trasfigurato secondo le vestigia
dell'antica Roma (anche il nome del protagonista viene da li), idealizzate
tanto nel dialogo introduttivo, simile a una sorta di simposio, quanto nel
contesto ambientale, immerso in un buio primordiale (una caratteristica
destinata a ritornare nel corso del film), con i primi piani di Enea,
dell'amico e della madre trasfigurati dalla luce del fuoco. L'assenza della
figura paterna, da tempo avulsa dall'agone esistenziale, e la benedizione della
sua controparte fanno di Enea il capo della sua ma anche dell'altra famiglia,
quella che sulla scia del padrino coppoliano, necessità di un vertice a cui
obbedire per poter vivere al di sopra della legge comune.
Se "I
predatori" era un film collettivo nel suo essere, il risultato di diverse
linee narrative, "Enea" per quanto detto lo è ancora di più. Accanto
al filone centrale che vede il protagonista e il suo migliore amico impegnati
nel tentativo di tenere per se i ricavi di una grossa partita di droga,
fronteggiando la minaccia di chi li vuole recuperare, "Enea" nella
volontà di esplorare e mettere in rapporto dialettico temi come quello
dell'amore e dell'amicizia, della fedeltà e del tradimento, del potere e della
potenza, solo per dirne alcuni, chiama in concorso una comunità umana (i
genitori, il fratello, la fidanzata, l'amico del cuore, il boss del quartiere e
così via) di cui, in un modo o nell'altro, il protagonista, e con lui il film,
si prende cura, preoccupandosi di darne conto.
Un universo che
Castellitto sembra mettere in scena prendendo in prestito l'esclamazione del
padre di Enea - "In questa casa non si riesce a finire un discorso"
-, pronunciata di fronte ai figli e alla moglie, rei di non lasciargli
concludere mai un discorso. La battuta diventa così il principio di una
rappresentazione volutamente incompiuta, con stacchi di montaggio anticipati e
salti spazio temporali volti a riprodurre gli effetti lisergici delle sostanze
assunte dai due amici.
Girato dall'interno,
"Enea" è un'opera che alza il tiro delle ambizioni del suo autore,
rischiando qualche volta di girare a vuoto come capita ai personaggi del film.
Ogni volta capace di riprendersi e di confezionare scene come quella finale (che
non sveliamo per mantenere l'effetto sorpresa), pronte a stupire attraverso la
capacità di inventare cinema con pochi elementi. In concorso all'80ª Mostra
internazionale d'arte cinematografica, "Enea" è atteso nella sale per
verificare il suo appeal con il grande pubblico.
Carlo Cerofolini
(recensione pubblicata su ondacinema.it)
Nessun commento:
Posta un commento