Festival del cinema di Roma-7 giornata
Tusk
di Kevin SmithUSA 2014
Usa, 2014
durata, 102'
Wallace Bryton/Justin Long e Teddy Craft/un dilatato H.J.Osment si sono inventati un loro podcast (trasmissione radio via internet) specializzato sulle
figure appartenenti a quella particolare fauna umana che tra goliardia e
cretinismo gira in maniera amatoriale video demenziali o strambi e poi
riversa il frutto delle proprie prodezze in rete. La coppia di amici
campa discretamente sull'idiozia di massa, fin quando Wallace si mette
in testa di conoscere uno dei semi-svitati di persona e va a cercarlo al
suo luogo di origine, una cittadina canadese, ove, giunto, scopre che
familiari e amici ne stanno celebrando il funerale. Infastidito per aver
macinato tanti chilometri a vuoto e comunque intenzionato a spremere qualcosa
di sostanzioso per la sua attività, nel gabinetto di un bar del posto,
appeso di fronte alla latrina, Wallace crede di aver trovato ciò che fa
per lui: tra pubblicità, annunci di ogni genere e altre amenità, scova
una lettera scritta su carta di pregio, con calligrafia ordinata e senza
errori o cancellature, nella quale si promette - a chi sarà interessato
e si farà vivo - ristoro e una confortevole permanenza a base di storie
e mirabolanti avventure narrate dalla viva voce di chi ne e' stato
protagonista. Wallace, intrigato, s'appropria della lettera e comincia
le sue ricerche. Contattato per telefono il tizio autore della missiva -
un tale che dice di chiamarsi Howard Howe/M.Parks - chiede lumi circa
la località da raggiungere e vi si reca. La', nell'atmosfera ovattata e
tetra di una grande casa isolata nei boschi del grande nord,
colma di cimeli e quadri, dagli interni in legno, adornata di enormi
tappeti, con pareti rosso scuro, tra una tazza di te', resoconti di
viaggi e complicate peripezie, citazioni da Coleridge e Tennyson, il
nostro eroe verra' sequestrato e, con perizia certosina, degna del più
accorto macellaio come di un altrettanto meticoloso chirurgo,
trasformato in un... tricheco ! Più precisamente nel Mr.Tusk che da
titolo al film ('tusk' in originale sta, appunto, per 'zanna'), secondo
le stazioni della personalissima e aberrante teoria
psicopatico-nichilista di Howe, volta alla dimostrazione materiale del fondo orribile e disumano che motiva ogni azione.
Con "Tusk" Smith guarda alla fabula gotica
con venature horror il cui collante stavolta solo in parte e'
rappresentato dalla rivelazione grottesca del mondo delle circostanze e
dei fatti o di quello psicologico-emotivo, spesso sgangherato o non al
passo coi tempi, come dal divagare su aspetti minimi della cultura
popolare americana o dal trastullarsi in non di rado spassosi nonsense:
ad un livello più profondo e in altre parole, in "Tusk", si snoda piano
piano - pur tra parentesi che non disdegnano, in ogni caso, lo
sberleffo e lo sghignazzo di antica memoria - il filo di una riflessione
non accomodante riguardo l'interessata ambiguità del singolo
contemporaneo - Wallace, abile nella loquela, disinvolto e puntuto, con i
suoi atteggiamenti da eterno ragazzo scanzonato, manipola chi gli sta
attorno: Teddy che gli tiene bordone più per ammirazione che per
paritario legame di amicizia; Ally/Genesis Rodriguez, la fidanzata, che
dice di amare ma tradisce sistematicamente (e da cui proprio con Teddy
viene a sua volta tradito, e come se nulla fosse); gli stessi mostri di
cui va a caccia, mero strumento, per lui, di arricchimento personale -
l'avanzato stato di una malattia dai risvolti feroci e per tanti versi
imprevedibile che assedia l'uomo comune d'inizio millennio - Howe,
benché in la' con gli anni, racconta il suo gesto mentre si compie alla
stregua di un orripilato rifiuto della società moderna, gretta,
individualista nel senso più abbietto del termine, falsamente
civilizzata, poco al di sotto della quale pulsano desideri e smanie
tanto ancestrali quanto sanguinarie - l'anestetizzata passività con cui
si assiste (e si contribuisce) alla disintegrazione dei rapporti umani -
la liaison fra Teddy e Ally e' data per scontata e solo in parte
e' motivata dalla frustrazione della ragazza per il comportamento
irresponsabile di Wallace - il piacere sadico-puerile (a dire quasi del
tutto incosciente) con cui s'infligge il dolore - l'impassibilità
distante mostrata da Howe nel portare a compimento la sua opera vivente;
i resoconti truci e dettagliatissimi cadenzati dal detective
LaPointe/J.Depp in un misto di ebetudine, frenesia alimentare e
sonnolenza - et,.
"Tusk"
risulta, così, un film più cupo e stranito di quello che la sua
superficie sarcastica e disimpegnata - qua e la' - lascia intravedere.
Qualche perplessità emerge per il finale, che appare paradossalmente più
consolatorio, nella sua prevedibilità, dell'intenzione che lo ispira,
si presume, quest'ultima, beffarda.
TFK
(voto: ***1/2)
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