FESTIVAL DEL FILM DI ROMA - 1 GIORNATA
"My italian secret. The forgotten heroes".
di: O.Jacoby.
- USA 2013 -
92'
Tra i modi per rintracciare - nella grande matassa della
Storia - uno dei suoi bandoli fondamentali, la Memoria, c'è quello utilizzato
da Oren Jacoby nel suo documento "My italian secret...", centrato
sulle vicissitudini di coloro i quali durante il Fascismo, la Seconda Guerra
Mondiale e l'occupazione nazista in Italia, si adoperarono - spesso a rischio
della vita propria e di quella dei relativi congiunti - nel salvataggio di donne,
uomini e bambini di religione ebraica, come sui ricordi di chi e' sopravvissuto
grazie a loro.
A fungere da leva di trazione e scioglimento dei possibili
fili di una vicenda così vasta e dolorosa e' nientemeno che Gino Bartali (le
cui parole sono rese dalla voce roca e profonda di Roberto Loggia), singolare
tipo di campione, anti-personaggio, uomo di poche parole, di comprovata fede,
fermo nelle proprie convinzioni al punto da rigettare al mittente l'onda
pateticamente adulatoria con cui il regime Fascista, fingendo di lodarne le
virtù sportive, tentava di annettersi simbolicamente il suo trionfo al Tour de
France del 1938, mentre - ed e' una prima pagina dell'epoca a ricordarcelo -
promulgava le leggi razziali. Bartali - che, tra l'altro, fatto non così
usuale, vinse ancora al Tour nel '48 - maturo' presto l'intendimento (la guerra
era ormai alle porte) di prodigarsi per quanto gli fosse stato possibile allo
scopo di arginare un orrore che - avremmo scoperto qualche tempo dopo -
superava di gran lunga le peggiori aspettative. Conscio che la sua condizione
di atleta celebre e assai amato gli concedeva ancora - seppur nelle
ristrettezze e nei controlli imposti dalla dittatura - un certo margine di
manovra, comincio', con la scusa d'impegnative sessioni di allenamento in giro
per una grossa fetta del centro Italia, a fare da corriere speciale per il recapito
di documenti d'identità falsi che promettevano almeno la possibilità per gli
ebrei ancora rimasti sul suolo nazionale e non ancora rastrellati, di
nascondersi, prima, e di tentare la carta dell'espatrio, poi.
Ne emerge, in filigrana, il ritratto di un individuo schivo
quanto deciso a non arrendersi ad una evidenza terribile e in apparenza senza
via di scampo. Se a ciò aggiungiamo che egli per oltre mezzo secolo poco parlo'
e malvolentieri del suo ruolo negli anni più difficili - quelli successivi all'armistizio
dell'8 settembre 1943, al rastrellamento, ad esempio, nel ghetto ebraico di
Roma nell'ottobre di quello stesso anno, e, in generale, quelli
dell'occupazione nazista in Italia - ecco che arriviamo al cuore del lavoro di
Jacoby il quale, partendo appunto da Bartali, ricostruisce tutta una serie di
circostanze analoghe che hanno avuto per protagonisti un numero imprecisato
eppure notevole di persone comuni che non hanno esitato a giocarsi la vita per
salvarne delle altre (qui il "segreto" del titolo di cui "The
forgotten heroes" intende rendere testimonianza).
Il passo di una narrazione basata sull'alternanza di
documenti d'epoca e resoconti di uomini e donne che hanno superato attimi
atroci ma non li hanno mai dimenticati, e' reso più vivido da brevi inserti di
ricostruzione di finzione che illuminano di una concretezza più plateale
frammenti di eventi rievocati dalle voci di chi li ha vissuti, in un misto
ancora non risolto di orrore e meraviglia, in parte mitigato dalla
rassicurazione di una prossimità umana ancora possibile. E' per tale motivo,
forse, che l'erede di uno di coloro che si spese per la salvezza di decine
d'inermi, allo slancio di una scampata che lo definisce "eroe",
risponde: "No. E' un uomo".
TFK
(voto: ***1/2)
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