Turner
di Mike Leigh
con Timothy Spall, Marion Bailey, Paul Jesson
UK, 2014
genere, biografico
durata, 150'
Accade spesso che alcuni autori, nel tentativo di portare sullo
schermo biografie di artisti che combaciano con personaggi difficilmente codificabili,
mettano più d’un piede nella fossa. Non è il caso di Mike Leigh, che con “Turner”
analizza/affonda/penetra/ ritrae con grande perspicacia la figura del pittore della luce.
E, in effetti, “ritrarre” è il verbo che meglio definisce il
lavoro svolto per il riadattamento cinematografico, che ben poco ha a che fare
con i classici biopic: fotografia,
regia e messa in scena accompagnano sontuosamente una sceneggiatura volutamente
lenta, diluita e ragionata. Impossibile agire diversamente, dal momento in cui
il personaggio di William Turner - interpretato in maniera straordinaria da Timothy Spall, che mugugna ed annuisce
continuamente in una sorta di allarmante veggenza riscontrabile nella sua
stessa opera - appare sfuggente, eclettico e viaggia, come tutti i grandi del
proprio tempo, oltre il pensiero dei propri contemporanei - non a caso è
opinione diffusa che Turner sia il precursore dell’Impressionismo -.
Il film identifica e coglie gli spunti - filosoficamente parlando
- pessimisti di Turner e come essi si tramutino in una visione pittorica-artistica-poetica
paradossalmente ed inquietantemente ottimista - cosa che sembra affiancare,
anche qui in maniera quasi inquietante, l’opera di Leopardi -.
“Il sole è Dio”: ma, ahinoi - e Turner, cogliendone gli
ultimi bagliori, sicuramente senza essere compreso, tentava di predirlo - il sole è tramontato.
Antonio Romagnoli
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