Her
di Spike Jonze
con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Amy Adams, Rooney Mara
Usa, 2013
genere, drammatico
durata,126'
Il lavoro di Theodore consiste nello scrivere lettere personali per conto di altri, compito svolto con efficacia e a tratti con partecipazione diretta. Una nuova tecnologia consente a dei sistemi operativi di avere un’intelligenza di base artificiale che rasenta quella umana, cambiando la vita di Theodore.
Spike Jonze parte da qui per costruire una pellicola ostica e complessa da rendere efficace, ma ci riesce nel migliore dei modi. Autonoma la scrittura della sceneggiatura (fin ora si era affidato all’estro geniale di Charlie Kaufman) il regista di “Essere John Malkovich” integra l’eleganza della storia d’amore con la sua natura visionaria, ed il risultato è eccezionale. La maggior parte dei dialoghi avvengono tra il protagonista e la voce del computer, dove il volto e le espressioni di Phoenix reggono in toto il peso mimico della conversazione praticamente annichilendo i contro-campi ed esaltando una prestazione attoriale da inserire nella sfera del sublime, come sublime è il lavoro che fa sulla voce Scarlett Johanson, efficace, drammatica e sensuale senza che compaia mai nel film. La costruzione drammatica è grandiosamente orchestrata e ben amalgamata anche in siparietti comici (come le scene del videogioco/ologramma). Dispiace, anche se c’era da aspettarselo, che l’interpretazione di Joaquin Phoenix sia stata per l’ennesima volta snobbata dall’Accademy.
Senza giustamente muovere critica alla società tecnologica nella quale siamo immersi, il fondere fantascienza e melodramma con così tanta naturalezza lascia spiazzati e senza parole, impossibile non commuoversi al termine di una visione così assurda quanto intima. Scevro da inutili virtuosismi o scenografie barocche Jonze rende credibile un futuro (magari nemmeno troppo lontano) in cui l’essere umano non può rinunciare all’emozione e al sentimento, regalandoci un capolavoro immenso, sicuramente tra i migliori film degli ultimi dieci anni.
Antonio Romagnoli
di Spike Jonze
con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Amy Adams, Rooney Mara
Usa, 2013
genere, drammatico
durata,126'
Il lavoro di Theodore consiste nello scrivere lettere personali per conto di altri, compito svolto con efficacia e a tratti con partecipazione diretta. Una nuova tecnologia consente a dei sistemi operativi di avere un’intelligenza di base artificiale che rasenta quella umana, cambiando la vita di Theodore.
Spike Jonze parte da qui per costruire una pellicola ostica e complessa da rendere efficace, ma ci riesce nel migliore dei modi. Autonoma la scrittura della sceneggiatura (fin ora si era affidato all’estro geniale di Charlie Kaufman) il regista di “Essere John Malkovich” integra l’eleganza della storia d’amore con la sua natura visionaria, ed il risultato è eccezionale. La maggior parte dei dialoghi avvengono tra il protagonista e la voce del computer, dove il volto e le espressioni di Phoenix reggono in toto il peso mimico della conversazione praticamente annichilendo i contro-campi ed esaltando una prestazione attoriale da inserire nella sfera del sublime, come sublime è il lavoro che fa sulla voce Scarlett Johanson, efficace, drammatica e sensuale senza che compaia mai nel film. La costruzione drammatica è grandiosamente orchestrata e ben amalgamata anche in siparietti comici (come le scene del videogioco/ologramma). Dispiace, anche se c’era da aspettarselo, che l’interpretazione di Joaquin Phoenix sia stata per l’ennesima volta snobbata dall’Accademy.
Senza giustamente muovere critica alla società tecnologica nella quale siamo immersi, il fondere fantascienza e melodramma con così tanta naturalezza lascia spiazzati e senza parole, impossibile non commuoversi al termine di una visione così assurda quanto intima. Scevro da inutili virtuosismi o scenografie barocche Jonze rende credibile un futuro (magari nemmeno troppo lontano) in cui l’essere umano non può rinunciare all’emozione e al sentimento, regalandoci un capolavoro immenso, sicuramente tra i migliori film degli ultimi dieci anni.
Antonio Romagnoli
1 commento:
proprio così.
un immenso capolavoro moderno!
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