di Edoardo Winspeare
con Celeste Casciaro, Laura Licchetta, Barbara De Matteis, Gustavo Caputo
genere, drammatico
Italia, 2014
durata, 127'
L’amore ai tempi della crisi, e non solo l’amore; ambientato in Puglia, il film narra di una famiglia in declino economico, costretta a vendere la casa dopo il pignoramento dell’azienda, e ad andare a vivere in campagna.
Sono quattro le donne attorno le quali si muove e si contorce la telecamera disperata ed empatica di Winspear: la nonna, le due figlie e la nipote; tutte catapultate a loro modo in un mondo, quello bucolico, che non le appartiene. Il tutto raccontato con un realismo che ha epidermide documentaria, ma non sfugge alla propria drammaturgia potente e coinvolgente, andando ad inquadrare il tutto in una fotografia che slancia la disperazione dei personaggi verso nuovi orizzonti. Tutto coronato dalla scelta dei non-attori, che incarnano a perfezione l’umanità manifesta sullo schermo, e dall’uso sferzante del duro dialetto pugliese.
E proprio la terra, lavorata con fatica, diventa l’elemento archetipico che va a rafforzare e a riprendere le anime tese verso l’abisso, e a riunirle in un’armonia che inizialmente solo la nonna cercava di issare come unico bene rimasto dopo la deriva. Quattro donne, quattro anime salve che vanno “al fondo dell’Ignoto, per trovare il nuovo” (parafrasando Baudelaiere) accompagnate dalla perfezione del dolce canto finale su un’inquadratura, svelata lentamente, che sembra dipinta da Michelangelo in persona.
Antonio Romagnoli
(pubblicata su dreamingcinema.it)
con Celeste Casciaro, Laura Licchetta, Barbara De Matteis, Gustavo Caputo
genere, drammatico
Italia, 2014
durata, 127'
L’amore ai tempi della crisi, e non solo l’amore; ambientato in Puglia, il film narra di una famiglia in declino economico, costretta a vendere la casa dopo il pignoramento dell’azienda, e ad andare a vivere in campagna.
Sono quattro le donne attorno le quali si muove e si contorce la telecamera disperata ed empatica di Winspear: la nonna, le due figlie e la nipote; tutte catapultate a loro modo in un mondo, quello bucolico, che non le appartiene. Il tutto raccontato con un realismo che ha epidermide documentaria, ma non sfugge alla propria drammaturgia potente e coinvolgente, andando ad inquadrare il tutto in una fotografia che slancia la disperazione dei personaggi verso nuovi orizzonti. Tutto coronato dalla scelta dei non-attori, che incarnano a perfezione l’umanità manifesta sullo schermo, e dall’uso sferzante del duro dialetto pugliese.
E proprio la terra, lavorata con fatica, diventa l’elemento archetipico che va a rafforzare e a riprendere le anime tese verso l’abisso, e a riunirle in un’armonia che inizialmente solo la nonna cercava di issare come unico bene rimasto dopo la deriva. Quattro donne, quattro anime salve che vanno “al fondo dell’Ignoto, per trovare il nuovo” (parafrasando Baudelaiere) accompagnate dalla perfezione del dolce canto finale su un’inquadratura, svelata lentamente, che sembra dipinta da Michelangelo in persona.
Antonio Romagnoli
(pubblicata su dreamingcinema.it)
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