Biagio
di Pasquale Scimeca
con Marcello Mazzarella
Italia, 2014
genere, biografico
durata, 90'
Nelle mani di Scimeca la santità del protagonista (laica e radicale come a suo tempo fu quella di "Placido Rizzotto"), pur presente nell'evidenza dei fatti non viene mai utilizzata per nobilitare il materiale narrativo, ne per suscitare l'ammirazione del pubblico, normalmente schiacciato dall'esaltazione dell'elemento carismatico. "Biagio" è piuttosto l'incontro con la dimesione esistenziale del personaggio, scandagliata nella sua dialettica con un paesaggio umano e naturale filmato con la stessa austerità che contraddistingue l'ascesi del protagonista. Ma "Biagio" è anche la testimonianza di un cinema che si mette in discussione, e che - attraverso le parole pronunciate nella scena finale dalla voce fuori campo- trova senso nel valore salvifico e morale di ciò che racconta. Non dimenticando che Marcello Mazzarella nei panni del protagonista dimostra di essere uno degli attori più bravi e sottovalutati del cinema italiano.
di Pasquale Scimeca
con Marcello Mazzarella
Italia, 2014
genere, biografico
durata, 90'
Nel cinema contemporaneo
essere indipendenti può anche riguardare ragioni di convenienza, come
sanno bene le Major hollywodiane, presenti in buon numero e sotto
mentite spoglie in una vetrina commercialmente appetibile come quella
allestita ogni anno dal Sundance Film Festival, promise land del cinema
dai fa te. Al contrario esiste ancora un ristretto gruppo di cineasti
per cui lavorare al di fuori della grande distribuzione e con
possibilità economiche limitate rimane ancora oggi prerogativa
necessaria e sufficiente. Mettendo da parte ogni esterofilia e guardando
in casa nostra, non c'è dubbio che pasquale Scimeca insieme a pochi
altri rappresenti il prototipo del cineasta a cui ci riferiamo.
Ad
avvalorare quanto detto ci pensa "Biagio", il suo ultimo film, dedicato
alla vita e alle opere di Biagio Conte, passato alla storia per aver
fondato - nella Palermo dei nostri giorni- tre comunità destinate ad
accogliere e a occuparsi di persone senza fissa dimora. Sulla carta
infatti il progetto presentava tutte le caratteristiche del modello
agiografico così in voga sia nel cinema che nella televisione, e cioè un
tema edificante come può esserlo quello di una conversione religiosa
votata alla carità e all'amore verso il prossimo, come pure
l'eccezionalità di un personaggio che nella scelta di vivere in assoluta
povertà e insieme agli ultimi della terra, si riallaccia agli esempi
più alti della tradizione francescana.Nelle mani di Scimeca la santità del protagonista (laica e radicale come a suo tempo fu quella di "Placido Rizzotto"), pur presente nell'evidenza dei fatti non viene mai utilizzata per nobilitare il materiale narrativo, ne per suscitare l'ammirazione del pubblico, normalmente schiacciato dall'esaltazione dell'elemento carismatico. "Biagio" è piuttosto l'incontro con la dimesione esistenziale del personaggio, scandagliata nella sua dialettica con un paesaggio umano e naturale filmato con la stessa austerità che contraddistingue l'ascesi del protagonista. Ma "Biagio" è anche la testimonianza di un cinema che si mette in discussione, e che - attraverso le parole pronunciate nella scena finale dalla voce fuori campo- trova senso nel valore salvifico e morale di ciò che racconta. Non dimenticando che Marcello Mazzarella nei panni del protagonista dimostra di essere uno degli attori più bravi e sottovalutati del cinema italiano.
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