Patria
di Felice Farina
con Francesco Pannofino, Roberto Citran
Italia, 2014
genere, drammatico
durata, 87'
Miscelare poesia ed analisi sociale, specie col mezzo cinematografico, è un'operazione assai complessa e rischiosa. Impresa tentata, e solo in piccola parte riuscita, nel "Patria" di Felice Farina.
di Felice Farina
con Francesco Pannofino, Roberto Citran
Italia, 2014
genere, drammatico
durata, 87'
Miscelare poesia ed analisi sociale, specie col mezzo cinematografico, è un'operazione assai complessa e rischiosa. Impresa tentata, e solo in piccola parte riuscita, nel "Patria" di Felice Farina.
Protagonista
è Salvo, operaio - a sua detta di destra/"berlusconiano" - che, alla
notizia della chiusura della fabbrica, s'arrampica in cima ad una
torretta per iniziare la sua protesta assieme al collega rappresentante
sindacale/acerrimo nemico comunista.
Interessante
notare come il montaggio, andando a ricercare un po' i modi dell'
"Hiroshima mon amour" di Resnais, costruisca minuziosamente, attraverso
un'alternanza d'immagini di repertorio solo in apparenza casuale, la
storia disastrosa/-ata della prima e della seconda Repubblica. A
ridimensionare questo pregevole lavoro di stampo
poetico/documentaristico c'è, però, la storia di finzione, che regge
poco sul piano della sceneggiatura, aggiungendo pressoché nulla
all'interessante dialettica cui facevamo cenno in precedenza, perdendosi
anzi in una retorica melensa e prolissa.
Nonostante
nel film di Farina in larga parte, bisogna dirlo, il cinema non assolva
al proprio compito, "Patria" ha il pregio di mostrare come gli eventi
della storia italiana, dal secondo dopoguerra in poi - e questo è un
aspetto che getta una luce tutt'altro che positiva sull'avvenire - siano
il naturale e fluido susseguirsi di un dramma che, gettando un occhio
lucido sull' hic et nunc della nostra italietta, sembra non avere fine: la Storia non
insegna, ritorna.
Antonio Romagnoli
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