Suffragette
regia, Sarah Gravon
con, Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Meryl
Streep, Ben Whishaw, Brendan Gleeson, Romola Garai, Anne-Marie Duff
Gran Bretagna, 2015
durata, 106’
Quando il cinema di finzione si occupa di riproporre
definiti momenti storici e specifiche problematiche ad essi legate esistono normalmente
due soluzioni che vengono adottate: mettere la storia al servizio del
personaggio – così com’è successo nel recente “Trumbo” – oppure effettuare un
procedimento diametralmente opposto e mettere i personaggi al servizio della
storia, proprio come nel caso di “Suffragette”, nel quale vengono riprese le
dinamiche che nei primi anni del secolo scorso hanno portato le donne inglesi verso
il diritto di voto.
La regista Sarah Gravon, dunque, si ritrova a dover
affrontare una tematica assai complessa, non solo perché i processi
storico-sociali che riguardano l’emancipazione femminile necessitano di un’analisi
accurata ma anche perché gli stessi sono ancora legati a problematiche che
nella società contemporanea si presentano sotto un aspetto certamente meno
evidente ma non per questo meno pericoloso. Purtroppo nel film tutto questo
viene ridimensionato a causa dell’eccessiva veemenza ideologica che prende il
sopravvento su tutti gli aspetti della pellicola e arrecando a quest’ultima una
serie infinita di difetti quali, ad esempio, la piattezza e/o prevedibilità dei
personaggi, il più totale anonimato della regia e uno script a tratti didascalico e a tratti mutilo.
Appare preoccupante come il motore dei difetti del film sia
un approccio enfatico e incurante della necessità di analisi richiesta dall’argomento
in questione, conducendo verso un manicheismo – basti notare che i personaggi
positivi sono esclusivamente le donne mentre gli antagonisti sono tutti
caratteri maschili – che definire auto-referenziale sarebbe riduttivo. Tutto
questo mentre l’evoluzione sottocutanea/neo-liberista compiuta dalla società
patriarcale agisce indisturbata sotto gli occhi di chi è troppo impegnato ad
alzare inutili polveroni che offuscano la vista e impediscono di osservare la
realtà dei fatti.
Antonio Romagnoli
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