The lesson - scuola di vita
di Kristina Grozeva, Petar Valchanov
con Margita Gosheva, Ivan Barnev, Ivanka Bratoeva
Grecia, Bulgaria, 2014
genere, drammatico
durata, 105'
Nadyezdhna
insegna inglese in una scuola di provincia bulgara. Più delle regole
grammaticali le preme trasmettere quelle di convivenza onesta e civile:
per questo decide di non lasciare impunito il caso di un furtarello
avvenuto tra i banchi della sua classe. Mentre s'ingegna per offrire più
di una chance al colpevole di redimersi, scopre che il marito non ha
pagato il debito contratto con la banca e che le rimangono soltanto tre
giorni di tempo per evitare che la casa in cui vive con l'uomo e con la
figlia finisca all'asta. Inizia per Nade un periodo in cui si susseguono
abusi di potere, sfortuna e scelte sbagliate, in un crescendo che pare
non avere fine.
Ed
è proprio questa lezione, che la protagonista vorrebbe dare al piccolo
ladro e che il destino recapita invece a lei stessa, nel più beffardo e
inevitabile dei modi, che copre il tempo del film e tiene in sospeso
fino a pochi minuti dal termine.
Esordio
di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, "The Lesson" trae ispirazione da
un fatto di cronaca e racconta, con la logica del pedinamento, la
trasformazione di una donna. L'esito sa di grande sconfitta così come di
piccola rivoluzione, ma è evidente che agli autori non interessa dare
un giudizio di merito, quanto piuttosto segnalare le trappole
istituzionali e le angherie umane di cui è disseminato il percorso; la
miglior qualità del film sta indubbiamente nella scrittura: nella
capacità di organizzare un ottimo sviluppo narrativo con una successione
costante di elementi che arricchiscono la trama, e nella sintesi
allegorica con cui racchiude in un'immagine, anziché affidarsi al
dialogo, la condizione di prigionia e al tempo stesso di estrema
determinazione della protagonista (che sia l'immagine più banale
dell'insetto incastrato tra la finestra e la tenda, o quella più
eloquente della valutazione dei compiti).
L'interpretazione
di Margita Gosheva, che lascia trasparire appena la violenza della
disperazione, facendo, invece, chiaramente emergere la rigidità
esteriore del suo personaggio, così come la scelta di regia di
inquadrarla spesso a confronto con il ritratto della madre e di un
passato idealizzato, chiudono il cerchio, contribuendo ad arricchire di
colori un film essenziale, amaramente impietoso, mai superficiale.
Riccardo Supino
Nessun commento:
Posta un commento