Come saltano i pesci
di Alessandro Valori
con: Simone Riccioni, Giorgio Colangeli, Maria Amelia Monti
Italia 2015
genere, drammatico
durata, 110'
La sacralità della famiglia violata da una telefonata,
l’intimità costruita in decenni distrutta da poche parole. Una voce dall’altro
lato della cornetta, pochi istanti per riflettere sul proprio passato. Alessandro
Valori erige nella prima sezione del film un ritratto apparentemente idilliaco
per destrutturarlo partendo dalla cornice, prelevandovi i chiodi ricurvi
utilizzati come collante, privandolo del retro in compensato spicciolo e abbandonandolo
ad un futuro incerto, per la prima volta realmente a contatto con l’aria.
Matteo è cresciuto cullato dal torpore familiare, in un clima placido e sereno;
sulle sue spalle le responsabilità verso l’azienda di famiglia – un’officina in
cui lavora, dalla quale sembra non potersi mai realmente allontanare – ed una
sorella colpita da trisomia ma ricca in perspicacia e vivacità intellettiva. Le
redini patriarcali nelle mani di Italo, il peso dei segreti nelle pieghe
nascoste della mente di Mariella, la dolcezza nei gesti di Giulia. La tranquillità
scompare d’improvviso e lascia un vuoto incolmabile nelle certezze del
protagonista, un rifugio sicuro abbattuto senza preavviso di sfratto. Matteo si
ritrova, così, imbrigliato in un nugolo di interrogativi dai quali pare
difficoltoso districarsi e il viaggio che affronterà per venirne fuori sarà
foriero di sorprese, oltreché un ottimo stimolo di autoanalisi.
Valori si
addentra nel tortuoso sentiero psichico del protagonista con passo deciso,
costringendolo ad una graduale rinuncia al livore maturato e permettendogli di
affrontare le problematiche occorse senza interferenze. Accompagnato nel suo
percorso da un lucignolo femmineo in via di redenzione e dalla sorella fuggita
di casa per la pressione - oltre che per il suo attaccamento verso Matteo,l’unico
in grado di carpirne la reale essenza, prossimo ormai alla partenza per
Maranello – il ragazzo affronterà questo percorso circondato da novità che
sarebbero apparse indigeste ai più, fulmini a ciel sereno anticipati da potenti
boati, ma che ai suoi occhi si presentano come doni inaspettati. Se in Giorgio
Colangeli, ultimamente notato anche nelle opere prime L’attesa di Messina, Cloro
di Sanfelice e Un Posto sicuro di
Ghiaccio, tutti sembrano aver trovato un approdo direzionale sicuro, la novità
che balza immediatamente all’occhio risponde al nome di Maria Paola Rosini, la
giovanissima interprete affetta da sindrome di Down, che getta una inquietante
luce nell’assurda assenza di validi comprimari simili nel panorama
cinematografico italiano, dimostrando di possedere una dote recitativa non
indifferente e rubando la scena al protagonista in diverse sequenze, una su
tutte quella dell’investimento della mucca.
Oltre ad una Maria Amelia Monti in
grande spolvero, a Valori va dato atto di aver compreso per primo il potenziale
drammatico inespresso di Biagio Izzo, maschera comica napoletana duttile e
versatile che in Come saltano i pesci,
in collaborazione con l’evidente volontà delle due sceneggiatrici, dimostra
l’impossibilità di scindere il dramma dalla commedia. Lodevole il sopracitato miscelamento
di tragedia ed humour, enfatizzato dalla presenza saltuaria delle anziane del
paese che, similmente alle moire di greca memoria, paiono tessere l’esito del
racconto, indirizzando Matteo verso il proprio destino. La barca come principio
e fine della storia, l’incontro al rave come piacevole intermezzo, il tutto a
servizio di una trama scorrevole, supportata dalle valide interpretazioni del
comparto attoriale e dimostrante una cura non indifferente nella resa emotiva,
particolarmente evidente nell’ottimo utilizzo dello score musicale nella
sequenza, umanamente silente, ambientata nell’obitorio. La famiglia nido
d’amore e covo di rancori mai sopiti, la ricerca della verità come motivo di
rinascita, la scoperta di una seconda, possibile, vita. Una vita che urla la
propria voglia di esser vissuta.
Alessandro Sisti
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