mercoledì, aprile 06, 2016

UNA NOTTE CON LA REGINA

Una notte con la regina
di Julian Jarrold
con Sarah Gordon, Emily Watson, Jack Reynor, Rupert Everett
UK, 2015

genere, drammatico
durata, 97'



Ispirato a un fatto realmente accaduto e poi romanzato quel tanto che basta per trasformarlo in materia cinematografica “Una notte con la regina” di Julian Jarrold si colloca con precisione millimetrica nelle ore che precedono il discorso di re Giorgio VI d’Inghilterra, tenutosi l’8 maggio 1945 per celebrare la fine della guerra e la vittoria sui nemici del paese, per raccontare di Elisabeth e Margareth, principesse del regno d’Albione, autorizzate a rompere il protocollo regale per mischiarsi alla folla riversatasi in strada per festeggiare la notizia. Un evento eccezionale che il film utilizza per raccontare il tutto in una notte della futura regina, la quale, intenzionata a ritrovare la sorella nel frattempo intenta a far baldoria, è costretta ad accettare la protezione di Jack, un aviere in licenza che accetta di aiutarla nella sua ricerca. 

Considerando che inizialmente il ragazzo ignora l’identità della coetanea, “Una notte con la regina” riesce nell’intento di essere due film in uno, con il primo, corrispondente alla sezione narrativa che precede la scoperta del segreto in questione, in cui il regista mette in scena una sorta di commedia degli equivoci, con i  personaggi che si ritrovano incastrati in situazioni diametralmente opposte alle consuetudini del proprio lignaggio e ceto sociale, e il secondo, relativo alla presa di coscienza della realtà da parte dei personaggi, sentimentale e romantico alla maniera di un classico del genere come “Nothing Hill”, replicato in termini d’empatia e di situazioni dal cortocircuito provocato dalla corrispondenza emotiva tra due persone, Jack ed Elisabeth, così diverse eppure così simili. Confezionato da manuale e recitato ancora meglio, “Una notte con la regina” coinvolge e si diverte perché riesce a mantenersi al limite della verosimiglianza, tradendo la realtà laddove sia possibile farlo senza stravolgerne il significato. Rupert Everett nella parte di Giorgio VI si produce nella sua performance migliore da un po’ di tempo a questa parte.

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