Le confessioni
di Roberto Andò
con Toni Servillo, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino
Italia-Francia 2016
genere, drammatico
durata,100'
In un resort di lusso, su una distesa d'acqua, gli otto ministri dell'economia delle grandi potenze soggiornano in attesa del summit che deciderà il futuro del mondo occidentale. Il consesso è presieduto da Daniel Roché, direttore del Fondo Monetario Internazionale, che ha invitato anche tre ospiti estranei all'ambito: una scrittrice di best-sellers per bambini, una rock-star e un monaco, Roberto Salus. Roché chiede a Salus di ascoltare la sua confessione, e subito dopo viene trovato morto. Per i ministri i problemi da risolvere diventano tre: bisogna capire se quella morte sia un suicidio o un omicidio, come comunicarla al pubblico e se si debba proseguire con la manovra che avrebbe dovuto essere varata nel corso del summit.
Dopo il successo di "Viva la libertà", Roberto Andò affronta l'ambiente politico-economico, collocando i propri personaggi nel pieno centro della scena, ma anche costringendoli in una sorta di laboratorio di osservazione suddiviso in loculi. Gli otto ministri formano il pantheon della contemporaneità occidentale e, come gli dei dell'Olimpo, non sono infallibili: dunque le loro decisioni hanno spesso ricadute nefaste sui mortali. Quando il loro Zeus viene a mancare scoprono di non avere né una guida né una direzione e ognuno comincia a reagire alla presenza del monaco portando alla coscienza quel dubbio che ha fino a quel momento negato per obbedire alle leggi dell'economia e alla ragion di Stato, anche dopo che la sovranità nazionale si è arresa alla sottomissione al Fondo Monetario. Tutto questo ricorda "Todo modo" ma anche "Il divo": pochi potenti in uno spazio asettico e confinato, chiamati a confrontarsi con la dimensione etica del proprio ruolo, in un resort lussuoso e alienante che ricorda l'albergo termale di "Youth", ma in cui il rapporto fra interni ed esterni richiama la residenza isolana de "L'uomo nell'ombra".
La messinscena racconta una dimensione metafisica che, a ben guardare, non riguarda né la politica né l'economia e nemmeno la religione o l'arte, incarnate simbolicamente dai tre ospiti estranei al G8: il terreno di gioco è quello etico e Salus, diversamente dal Don Gaetano di "Todo Modo", non usa un tono inquisitorio e non sollecita le confessioni di nessuno, ma si limita a raccogliere il disorientamento di questi potenti, in realtà incapaci di portare i propri paesi fuori dalla crisi, o anche solo di confessare pubblicamente la propria inadeguatezza. Salus fa da cartina tornasole dei dubbi e dei rimorsi di tutti e i personaggi, proprio come i luoghi che attraversano, entrano ed escono da sé stessi in un continuo gioco di sovrapposizioni e successivi distacchi fra presa di coscienza e reiterazione di un ruolo preconfezionato dalla Storia. La regia di Andò è nitida e geometrica, racconta un mondo inerte persino nell'emergenza. Da un punto di vista cinematografico, l'immobilismo che Andò mette in scena rallenta la narrazione luminosa e poetica. Il cast di "Le confessioni" asseconda la visione simbolica e stupefatta del suo regista: Toni Servillo è un catalizzatore morale passivo e sibillino, Pierfrancesco Favino un ministro mosso dal proprio ruolo e condannato ad essere estraneo a sé stesso. Nessuno scambio verbale è spontaneo perché ogni frase è un testamento, ovvero una confessione. Ma per questi dèi condannati a governare il caos non c'è assoluzione, solo la possibilità di prendere atto della propria intrinseca manchevolezza.
Riccardo Supino
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